La prova costume

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Ogni anno qualche giorno prima di partire mi prende un nervosismo incredibile.

So cos’è. La prova costume e non solo.

La prova di quei vestiti che qui dove vivo io non metto mai, prendisole, top, e via dicendo.

La prova costume è forse una prova con me stessa? Un confronto tra l’immagine che è tatuata ancora nella mente e quella reale che è completamente diversa. E soprattutto non accettata, da me.

Sto attenta all’alimentazione, l’unico cosa che non mi sono mai fatta mancare è la cioccolata fondente. Non importa, nessuno me la toglierà.

Faccio una vita sedentaria in un luogo dal clima inclemente, odio le palestre e posso contare solo su camminate che faccio raramente, quindi… è un mea culpa continuo.

Ma inutile girarci intorno, il primo giorno di mare è un trauma, bianchiccia con quei chili troppo che non riesci a eliminare, arrabbiata col mondo e con la magra che eri.

Mi tolgo il vestitino (Giuseppe mi dice: ma non ti metti il copricostume ? Vai al mare vestita “normale”?). Devo abituarmi, al sole, all’aria, a mostrare la ciccia, la pancia, le imperfezioni ma veramente sono tutti lì ad aspettare me, per valutarmi?

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Trattasi di super-ego o insicurezza insana?

E mi seggo per mimetizzarmi.

Ma quanto dura? Pochi minuti!

Alla fine prevale la sensazione di benessere. Percepisco il sollievo della pelle che mi dice “grazie”

Tutto il mio essere che reagisce alla luminosità, al cielo azzurro, ai colori. Al calore che mi manca tanto durante l’anno.

Un grazie che nasce dal profondo.

Mi guardo intorno e mi rendo conto che il peggior giudice sono io, il mondo se ne infischia della mia cellulite, anzi se ne infischia della mia totalità. Ah se mi assolvessi, se facessi pace col mio corpo e l’accettassi per quello che è: imperfetto ma unico.

Per fortuna dura l’incertezza dura poco poi è una storia d’amore tra me il sole, il cielo e il mare.

Vogliamoci bene, tanto.

Adriana