Riccardo, una storia di mutismo selettivo a lieto fine.

Una storia vera, quella di Riccardo, raccontata da chi ha una vasta esperienza di MS.
Valérie Marschall è la Presidente di Ouvrir la voix, l’associazione francese che per prima credo in Europa ha riunito genitori e  dato il via all’informazione sul MS.
Riccardo è suo figlio, non che lui ami essere ricordato o citato, i disegni e gli pseudonimi in francese e in italiano ne proteggono  l’identità. Oggi ha quasi 15 anni, ha altro a cui pensare il mutismo selettivo è qualcosa che interessa sua madre ormai…lui l’ha superato da tanti anni che forse l’ha anche un po’ dimenticato.

                                               CARISSIMI INSEGNANTI

mutismo selettivo 05

Se in classe avete alunni che non parlano, se il silenzio perdura per molto tempo, dopo aver letto questo libro potrete avere almeno il sospetto che si tratti di ms, certamente non sta a voi diagnosticare  e non dovete caricarvi di altre responsabilità.
Avvertite i genitori, consigliate loro di rivolgersi ad uno specialista, fate equipe, fate in modo che il bambino si senta compreso, come diciamo sempre “il problema non è parlare, il problema  è l’ansia”.
 Il libro lo potete ordinare in libreria
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L’ascolto attivo si impara!

L’ascolto attivo si impara!

di Marta Tropeano

Cosa vuol dire ascoltare?

 Come posso potenziare l’ascolto attivo a scuola?

Innanzitutto è bene definire separatamente l’azione fisica dell’udire e del sentire da quella psichica, dell’ascoltare. Udire è un fenomeno fisiologico, ascoltare invece è un atto psicologico. Parlare dell’ascolto oggi è molto importante, siamo immersi in una società piena di suoni e di rumori, in cui tutti parlano ma nessuno sembra disposto ad ascoltare. Al di là di una maggiore o minore predisposizione personale all’ascolto, dobbiamo tener conto che la “capacità dell’ascolto”si può imparare e migliorare e potrebbe essere appresa già a scuola.

Oggi si parla di Ascolto Attivo, ma cosa vuol dire? E’ un gioco aperto, vuol dire ascoltare la centralità delle emozioni, è un ascolto dinamico che tiene conto delle pluralità di prospettive. Possiamo introdurre qui il Triangolo Magico dell’Ascolto, mette in evidenza come l’utilizzo dell’ascolto attivo implichi la conoscenza di due dimensioni: auto-consapevolezza emozionale e gestione creativa dei conflitti.

ASCOLTO ATTIVO (2)

 

L’ascolto attivo è una delle metodologie dell’educazione socio-affettiva di Thomas Gordon che mira non solo all’educazione della sfera cognitiva della personalità del bambino, ma anche a quella sociale e affettiva. L’obiettivo è di educare, attraverso lo sviluppo di competenze relazionali e di intelligenza emotiva, ad una comunicazione autentica basata sull’ascolto non giudicante e la comprensione empatica dell’altro.

L’ascolto attivo a scuola: la comunicazione insegnante-allievo

L’ascolto attivo può essere efficacemente utilizzato nel contesto scolastico al fine di potenziare le competenze comunicative degli insegnanti. Spesso, infatti, le dinamiche e le relazioni dentro la classe possono essere difficili da gestire, rendono molto gravoso il lavoro dei docenti che rischiano di oscillare tra l’autoritarismo e la permissività, rendendo ancora più difficoltose le relazioni con gli alunni perché non improntate ad una condotta coerente e non realmente efficaci o autentiche.

Nella relazione didattica docente-alunno un ascolto attivo aiuta ad instaurare una buona comunicazione e ad effettuare un migliore apprendimento. Prima di tutto si crea un’ottima interazione tra docente e alunno, poiché quest’ultimo si sente capito, ascoltato e non giudicato. Uno dei problemi che determina un cattivo rendimento degli studenti è la paura, l’ansia del rendimento, della prestazione che spesso crea un blocco nell’esposizione più armonica, chiara e leggera. Per poter effettuare un ascolto attivo è importante ascoltare l’alunno senza preconcetti, anche se non si accettano le sue idee o i suoi punti di vista.

 

 Un iter progettuale per potenziare l’Ascolto Attivo in classe

Per iniziare il nostro iter progettuale bisogna far capire alla classe cosa vuol dire saper ascoltare, introducendo il simbolo dell’ascolto in Giapponese. Questo ideogramma rappresenta il nostro punto di partenza, seduti in cerchio si passerà alla lettura e alla scoperta di quanti significati e metafore sono racchiusi nel simbolo dell’ascolto.

Simbolo dell'ascolto (3)

Da qui l’insegnante può far notare quanti elementi compongano L’Ascolto: l’orecchio, la mente globale rappresentata dal “tu”, l’attenzione unitaria, il cuore delle emozioni, e infine il senso dell’udito rappresentato dall’orecchio.

 

 

Una seconda attività da proporre è L’ascolto attraverso la musica. L’insegnante invita gli alunni a formare un cerchio e a creare un clima di silenzio, prima della riproduzione dei brani ( 6 brani musicali di diversi generi dalla musica classica, rock, pop, blues  etc) distribuisce la seguente scheda preparata precedentemente.

 

Ascolto attraverso la muscia (2)

Quando tutti hanno finito il lavoro individuale chi se la sente può comunicare ciò che vuole della riflessione svolta e trascritta sulla scheda. Gli alunni poi sono chiamati a rispondere alle domande su quale genere di musica preferiscono ascoltare, cercando anche di riportarne il motivo.

 

Un’ultima attività da proporre sempre per favorire un clima accogliente e potenziare l’ascolto attivo, può essere quella di descrivere un episodio della vita in cui “Mi sono sentito ascoltato”, e che cosa ho provato in quel momento. Preparare un fac-simile di questa scheda e proporla come un momento di riflessione e scambio.

L'ascolto attivo scheda (2)

Questo breve iter progettuale vuole mettere in evidenza come in classe si possa favorire e sviluppare momenti d’ascolto attivo. L’importante è tenere in mente di non avere fretta di arrivare a delle conclusioni, imparare a spaziare ed ascoltare i vari punti di vista, saper capire che le emozioni sono degli strumenti conoscitivi importanti se impariamo a comprendere il loro linguaggio.

Dobbiamo far capire agli alunni che diventare buoni ascoltatori è possibile. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i dissensi, e sa gestire creativamente il conflitto, impara ad ascoltare il suo cuore e adotta una metodologia umoristica, solo così un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili

Marta Tropeano

Dott.ssa in Scienze dell’Educazione e della Formazione

Laurea Specialistica Magistrale in Coordinatore e dirigente dei servizi socio-educativi e Scolastici e in progettazione dei servizi socio-educativi e formativi.
Corso di perfezionamento: Consulente di Orientamento scolastico, universitario e professionale.
Corso di formazione post-laurea: “La didattica delle emozioni”.

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