Professioni Educative tra l’ESSERE e il FARE

Professioni Educative  tra l’ESSERE e il FARE

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Quando presento la mia professione, inizio a parlare di chi sono io.

Sono un Educatore/Pedagogista oppure faccio l’Educatore/Pedagogista?

La mia professione è stare in equilibrio tra l’essere e il fare. Una professione spesso confusa con una caratteristica che l’uomo possiede già perché pare naturale interagire con l’altro; siamo esseri sociali, nasciamo in una comunità e ci sviluppiamo in essa. La differenza sta proprio nella finalità della nostra interazione. Ci rapportiamo con l’altro con una valigetta di attrezzi, citando Wittgenstein, di una notevole portata. Attrezzi, metaforicamente parlando perché di consistente e resistente non si vede nulla … Sono attrezzi che non si toccano ma si sentono. Occhi, orecchie e cuore. Osservazione, ascolto ed empatia. Ci interfacciamo con la semplicità delle caratteristiche umane dove tale facilità è fondamentalmente apparenza, noi dobbiamo andare oltre. Educare, cioè, trarre fuori, tirare fuori, tirar fuori ciò che sta dentro. Tutto ciò miscelando insieme il nostro sapere, il saper fare e il saper essere.

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Una professione che si costruisce e de-costruisce per poi ricrearsi nuovamente. E così che mettendo insieme tanti pezzetti del puzzle della mia professionalità, sto delineando un modus operandi che sposa insieme una “tradizione moderna” attraverso la Maria Montessori, le neuroscienze, il connubio tra emotivo e cognitivo con l’ Educazione Razionale Emotiva , i principi della comunicazione verbale e non verbale. Il prodotto finito prende il nome di percorso educativo. Per scelta non mi piace parlare  di intervento, mi dà l’idea di qualcosa di  medico-sanitario mentre la semplice parola “percorso” invoca in me l’immagine di un uomo che si mette sulle spalle il suo zaino e intraprende il cammino su una strada un po’ polverosa, circondata da un paesaggio verde e un sole all’orizzonte che gli permetterà di fare luce sul suo cammino.

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Educare …  al Mutismo Selettivo

Un anno e mezzo fa circa, attraverso il libro La Sfida di Riccardo  di Valérie Marschall, mi sono avvicinata a questa difficoltà poco conosciuta nel “mio” mondo. Paradossalmente una problematica così sconosciuta che assume la peculiarità che la contraddistingue cioè il silenzio. Letture, video, traduzioni, testi, convegni sono stati pane quotidiano. Ogni singola parola che delineava il Mutismo Selettivo era necessaria che fosse osservata e letta sotto differenti punti di vista. Ho potuto sperimentare su di me, come per entrare in con-tatto con chi soffre di ciò sia necessario sentirlo, sentirlo attraverso le esperienze delle persone, racconti in prima, seconda, terza persona. Insomma, è funzionale per una buona riuscita di un supporto per questi bambini, ragazzi leggersi i vissuti e poi la definizione del DSM IV.  Elisa Shipon-Blum, nel libro “Comprendere il mutismo selettivo” descrive in modo ottimale che cos’è il Mutismo Selettivo : “ll Mutismo Selettivo è L. una bimba con due occhioni grandi e bellissimi capelli biondi che fa finta di essere la maestra a casa e chiacchera chiacchera e ancora chiacchera e poi appena si va al parco e alcuni bambini  corrono verso di lei per giocare insieme, si irrigidisce e corre a nascondersi dietro le gambe della mamma.”

Perché Educare al Mutismo Selettivo? Ho riflettuto molto sul scegliere il verbo formare oppure educare, ma riprendendo il significato originario di questa parola quando la famiglia si affida per chiederti aiuto, quello che noi dovremmo fare è essere una guida, un mediatore nel loro percorso per permettere di tirare fuori ciò che è dentro. E in quel “dentro” c’è davvero “tanta roba”. Parto volontariamente dalla famiglia perché culla di vita del bambino, si ritrova improvvisamente in mezzo a quella strada un po’ polverosa, di cui parlavamo prima, un po’ attonita a guardarsi intorno e cercare affannosamente la direzione corretta per proseguire il loro cammino. I genitori devono essere ascoltati, osservati e deve crearsi quel legame di fiducia tale che ti permette di sentirlo, di sentirlo nei loro occhi, sul loro volto. Noi abbiamo il delicato compito di prenderci cura del loro bambino, estremamente sensibile e indifeso che oltretutto non parla .

Ma attenzione, non è vero che non comunichi!

Ricordiamoci e ricordiamogli che il nostro corpo ci può dire tantissime cose, comunica la felicità e la tristezza, il dolore e la paura. Dobbiamo essere capaci di rimanere sospesi nella relazione ed osservare empaticamente chi abbiamo di fronte a noi. Educhiamo la famiglia a ciò che vedono tutti i giorni cioè il loro bambino, ma che non sono  in grado di sapere osservare. Educhiamoli alle emozioni belle e a quelle meno belle. Educhiamoli a saper piangere e gioire per un semplice sorriso. Nel mio lavoro, chiedo ai genitori di stilare un “diario di bordo” della quotidianità dove annotare i successi di loro figlio. Lo rileggo spesso, e ogni volta mi stupisco nel verificare come una frase di questo tipo “In gelateria con papà, risponde al saluto di un conoscente con un bel sorriso guardandolo negli occhi” , che nella freneticità quotidiana appare normale, scontata abbia un valore incredibile. Educhiamo le famiglie  a comprendere un concetto fondamentale: il loro è un bambino e non un bambino affetto da Mutismo Selettivo.

Chiara Mancuso

Dott.ssa in Scienze Pedagogiche e dell’Educazione,
Master in Bisogni Educativi Speciali con approfondimento su Mutismo Selettivo
Corso di Perfezionamento in Grafologia Infantile e Adolescenziale
Esperta e Formatrice in Acquapsicomotricità Educativa.
Specializzanda in Pedagogia, Indirizzo:Consulenza Pedagogica e Progettazione Educativa
Contatto
Tel: (+39) 347.4480692
Mail:  [email protected]

1 commento su “Professioni Educative tra l’ESSERE e il FARE


  1. Fortunatamente esistono persone come te Chiara che mettono impegno e passione nel loro lavoro: i bambini lo sentono … i progressi aumentano giorno dopo giorno e quel percorso polveroso di cui parlavi diventa meno tortuoso e difficile sia per i nostri cuccioli che per noi genitori. È importante osservare i nostri bambini e ascoltarli, ma non solo con le orecchie soprattutto con gli occhi e con il cuore! E non dare mai nulla per scontato… avere fiducia nelle persone che possono aiutarci a capire le loro difficoltà :come abbiamo fatto noi con te. Grazie ancora chiara per il supporto ed i preziosi consigli!

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