Conversazioni con la Dottoressa Cipriano: chiedere aiuto non è mai un atto di impotenza ma di responsabilità.

Forse è il caso che ti fai aiutare,

forse dovresti andare da uno psicologo”,

questa è la frase che a volte abbiamo detto, a volte ci siamo sentiti dire.  Qual è la reazione a questo consiglio?

  • Non sono mica matto/a!
  • Non ho bisogno di nessuno, risolvo tutto da solo/a.
  • E poi col tempo tutto si risolve…
  • E che bisogna fare, non c’è soluzione.

Le risposte sono frutto di pregiudizi assurdi che ancora nutrono l’idea che chi va dallo psicologo sia pazzo da legare;

Derivano da un senso di autosufficienza: non si accettano i limiti e il bisogno di aiuto, come se chiedere aiuto fosse sinonimo di debolezza.

Sono anche frutto dell’illusione che il tempo cancelli tutto, mentre spesso il tempo diventa come un tappeto sotto il quale si nasconde la polvere, alla fine diventa una montagna invalicabile.

Il senso di rassegnazione, le cose vanno così, si deve soffrire.

Dottoressa Cipriano cosa possiamo rispondere alla rassegnazione, alla diffidenza e anche alla richiesta di risposte  immediate?

È impossibile dare una risposta netta, precisa “ la sua terapia durerà tot tempo!” Non si può prevedere quanto durerà il lavoro fatto insieme, perché occorre considerare diversi fattori, per esempio se la persona è realmente motivata, se sia venuta da me realmente intenzionata a seguire un percorso e quanto sia forte la sua resistenza al cambiamento; altro elemento importante è la complessità della problematica che non è possibile valutare al primo incontro.

Quando una persona decide di consultare uno psicologo ha già fatto un passo nella consapevolezza e nella cura di sé: si è assunto la  responsabilità della propria vita. Ha preso in mano la propria vita con l’intenzione di agire per cambiarla, senza aspettare che sia gli altri, la famiglia, il compagno lo facciano per lei , è nel circuito della propositività, del possibile, dell’autonomia.

Chiedere aiuto non è mai un atto di impotenza ma di responsabilità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dottoressa molti pensano che l’analisi procuri dipendenza e hanno paura che possa distruggere la vita presente, gli affetti, che possa mettere in discussione i loro rapporti con la famiglia, il marito, la moglie, i figli cosa può rispondere come rassicurare?

Molti  pensano che con il tempo si superi tutto, il tempo inteso come panacea per guarire ogni male questa è una convinzione molto comune e anche molto sbagliata.

Quando ci sono  questioni emotive, delle ferite psicologiche avviene proprio il contrario, le cose non vanno “ a posto da sole”, anzi non c’è alcuna azione dinamica: il tempo lascia le cose ferme.  Se una persona ha  delle cose irrisolte che la fanno star male ogni volta che emergono, non le risolve  mettendole in stand by,  restano e anche se non se ne accorge, continuano  a condizionare la vita, i comportamenti, perché non sono mai state elaborale. Il tempo cronicizza, non cancella.

Uno dei motivi per il quali mi sono realmente appassionata all’EMDR è stato proprio il fatto che questo orientamento riconosce la capacità di autoguarigione del cervello. Se ci pensiamo anche il nostro corpo ha questa capacità, quando siamo attaccati da un virus il corpo automaticamente aumenta la temperatura per distruggere il virus, quindi fa di tutto per riportare tutte le funzioni alla situazione iniziale equilibrata, sana, questo è il compito del sistema immunitario.

Ma anche la mente funziona così! Quante volte la nostra mente si riempie di pensieri negativi, ripercorrendo i  ricordi che ci fanno ancora molto male, perché succede? Perché questa ripetitività? Perché cerca continuamente  di risolverli ! Sono tentativi di  autoguarigione che non vanno a buon fine perché quell’evento probabilmente è stato talmente stressante o traumatico da interrompere il processo di elaborazione. Ecco perché a questo punto  la psicoterapia integrata con l’EMDR, può riattivare quel principio di autoguarigione, e la persona si renderà conto che è la sua mente che risolve il problema, è la mente che riuscirà a portarlo verso  la guarigione e questo che un grande riconoscimento dell’autonomia personale che è in totale contrapposizione con l’idea che la psicoterapia crea dipendenza, si mette in luce questo meccanismo di grande capacità che ha la mente . Tutto il non detto , i segreti familiari creano tantissima sofferenza interiore, è necessario dire, liberarsi, lasciare andare.

 

Tutte le immagini sono state prese nel WEB

 Articolo di Adriana Cigni
Dottoressa Paola Cipriano riceve
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