Intervista alla Dottoressa Anellina De Ponte Psicologa Clinica e Psicoterapeuta ad orientamento Gestaltico e Analitico Transazionale.

Una nuova intervista e una nuova collaborazione.

Grazie a queste conversazioni, e i relativi articoli che ne derivano abbiamo la possibilità di informarci sui vari approcci terapeutici, credo che conoscere un po’ più da vicino le persone alle affidiamo il nostro essere profondo sia anche rassicurante e  utile.

Questa volta ho posto qualche domanda alla Dottoressa Anellina De Ponte Psicologa Clinica e Psicoterapeuta ad orientamento Gestaltico e Analitico Transazionale.

Dottoressa De Ponte cosa vuol dire “orientamento Gestaltico e Analitico professionale” 

Fu uno psicanalista tedesco, Fritz Perls, a dare il nome di Gestalt a questo nuovo orientamento psicoterapeutico, la parola deriva dal verbo tedesco gestalten = “dare forma, dare una struttura significativa”.

La Terapia della Gestalt è un approccio umanistico alla psicoterapia che si accosta in maniera olistica all’esperienza umana stimolando nell’individuo la responsabilità e la consapevolezza dei bisogni psichici e fisici attuali, del qui ed ora.

La Psicoterapia della Gestalt  è un approccio terapeutico centrato sulla presenza, sulla possibilità cioè di rendere consapevole il fluire dell’esperienza, il nostro essere-nel-mondo, non è solo un approccio rivolto  alla cura del malessere psicologico. I principi sui quali si fonda  hanno un valore che non decadono con il cambiare del tempo.

L’incontro in psicoterapia della Gestalt è la base della cura. La   relazione di cura è strutturata su due polarità, da una parte l’osservatore (il terapeuta) dall’altro l’osservato (il paziente), il primo esercita il suo potere di  cura attraverso la sua conoscenza, il secondo si affida.

Dottoressa ci spieghi qual è la particolarità del terapeuta gestaltico.

Il terapeuta gestaltico:

  • guida il paziente affinché lui stesso si riappropri dei propri potenziali.
  •  dà sostegno alla responsabilità individuale e alla consapevolezza, fattori fondamentali di cambiamento e di crescita
  • mette sullo sfondo le sue conoscenze teoriche ed in figura la relazione con l’altro. Porta sé nella relazione, il suo modo di stare al mondo, entra pienamente nella relazione con il paziente con il proprio vissuto.
  • si pone come persona reale, invitando il paziente a fare lo stesso, creando l’attitudine dello stare nella relazione per quello che si è.
  • guida il paziente affinché lui stesso si riappropri dei propri potenziali.
  • mette sullo sfondo le sue conoscenze teoriche ed in figura la relazione con l’altro. Porta sé nella relazione, il suo modo di stare al mondo, entra pienamente nella relazione con il paziente con il proprio vissuto.

Potrebbe definirci, sempre brevemente, l’Analisi Transazionale (in seguito AT)?

L’Analisi Transazionale è una teoria della personalità e una psicoterapia sistematica finalizzata alla crescita e al cambiamento della persona. L’AT  trae origine da Eric Berne (1910-1970) uno psichiatra americano, è  in primo luogo una filosofia, una concezione dell’uomo che si inscrive all’interno della vasta corrente della psicologia umanistica. Gli assunti filosofici riguardo all’uomo, alla vita e agli obiettivi del cambiamento tipiche dell’A.T. sono:  “Io sono OK”, “Tu sei OK”.

“Ogni persona ha valore, importanza e dignità e la capacità di pensare e scegliere”, ognuno decide il proprio destino e queste decisioni possono cambiare nel corso del tempo”. L’opera di Berne era orientata verso un solo obiettivo « guarire il paziente il più velocemente possibile”, e per riuscirci costruì una teoria dalle parole molto semplice per facilitare la relazione terapeuta -paziente e permettere a quest’ultimo di gestire lo strumento terapeutico e di essere quindi parte attiva della sua guarigione.

L’ AT  mette in rilievo una griglia di lettura delle nostre « transazioni »,cioè dei nostri scambi con il mondo circostante e permette di migliorare le nostre relazioni con un lavoro che si basa essenzialmente sulla parola e sulle emozioni.

L’approccio da me utilizzato è frutto di un modello della scuola di specializzazione in psicoterapia della Gestalt  e  dell’AT, IGAT, che integra i due approcci che abbiamo brevemente spiegato, detto “Modello Gates” che comprende anche la psicologia degli Enneagrammi e la  spiritualità. Queste diverse esperienze terapeutiche, che  si intersecano e  arricchiscono reciprocamente, permettono di intervenire con varie tecniche sulle svariate problematiche o patologie. Infatti  l’integrazione di Gestalt e Analisi Transazionale permette uno spettro ampio d’intervento e dà la possibilità di agire efficacemente su due livelli cioè sul processo e sul contenuto, sul “qui e ora” con particolare  attenzione al comportamento visibile, osservabile che c’è in quel momento nel paziente e sul suo passato. 

Dottoressa non le faccio ulteriori domande su questi orientamenti terapeutici perché sono convinta che nel corso delle nostre future interviste ci torneremo spesso. Ma vorrei fare a lei la domanda che ho posto a molte sue colleghe e che secondo me interessa molto i lettori e probabilmente anche gli studenti che stanno pensando di intraprendere il lungo percorso di studi che li porterà a diventare psicoterapeuti.

Mi dica perché ha scelto di fare questo lavoro, cosa l’ha spinta ad un momento della sua vita a scegliere questa precisa direzione?

Ho scelto di fare questa professione e la esercito con molta passione e cura  perché credo che il vissuto di ogni essere umano meriti grande cura e profonda attenzione, il paziente  è una persona in grado di svilupparsi e di crescere  e di essere sano.

Se ci penso credo che la passione per questo lavoro sia nata molto presto, prima ancora di conoscere il significato della parola “psicologia” e di sapere la differenza tra psicologia e psicoterapia. Durante la mia infanzia  e la mia adolescenza ho vissuto esperienze emotivamente forti e spaventose che mi hanno resa molto fragile, non riuscivo a comprendere il mio stato d’animo, le mie reazioni a questi eventi, mi ponevo tante domande, ma ero piccola la mia mente ancora non aveva la capacità di dare le risposte.

Questa è l’immagine e il ricordo che ho di me:  una bambina con una attiva vita interiore che si poneva mille domande, tanti quesiti, solo verso i 15 anni, quando ho cominciato a strutturare un pensiero cognitivo  un po’ più concreto, ho capito che la psicologia e la psicoterapia potevano aiutarmi a dare una risposta alle mie domande. Sentivo che volevo costruire un puzzle, il puzzle della mia vita, ma non ci riuscivo perché mi mancavano i pezzi e anche gli strumenti per metterli insieme.

Tornando a me bambina, ricordo che  mi piaceva stare tra la gente, mi piacevano le persone sensibili, ed ero attratta dalle persone che “sentivano” le  emozioni come me, mi piaceva ascoltare. Chissà forse l’attitudine c’era già!

Posso quindi dire che ho avuto una duplice motivazione a intraprendere questa strada: il voler “guarire” le ferite interne della bambina che sono stata, il voler guardare il mio mondo interno, e l’altra motivazione il voler “guarire”  quelle  degli altri  dei miei pazienti spinta dal  desiderio di guardare (con molto rispetto) il mondo  interno dell’altro e anche con molta fiducia. La fiducia è un concetto fondamentale del mio modello, fiducia nella guarigione, perché se ci sono riuscita io a superare i mie problemi, a sanare “le mie ferite” ci può riuscire anche il mio paziente. Oggi posso dire con certezza  che il grande lavoro che faccio anche su di me con la psicoterapia, e quello che faccio con i miei pazienti, mi aiuta a mettere insieme i vari pezzi di quel famoso puzzle di cui parlavamo prima: il puzzle della mia vita.

Per concludere la risposta alla sua domanda le racconto questo aneddoto: qualche anno fa ho incontrato  un’amica del liceo che non vedevo da tanti anni perché viveva all’estero, durante una rimpatriata venendo a conoscenza del mio lavoro, mi disse “Anellina ma tu sei sempre stata una psicoterapeuta”.Questa frase mi ha colpito tantissimo perché  non ero consapevole della percezione che gli altri avevano di me dai primi anni del liceo, cioè quella che “prestava soccorso, ascoltava gli altri, era comprensiva” come mi ha detto lei stessa.. Evidentemente dentro di me, chissà da quando, nella parte più profonda avevo già deciso cosa avrei fatto “da grande”.

Dottoressa credo che lei abbia perfettamente descritto quella che potremmo definire quasi una vocazione per il suo lavoro, rimasta latente per qualche tempo ma che poi è riuscita ad emergere ben presto.

Oggi lei lavora in tantissimi ambiti che svilupperemo nei prossimi articoli viaggeremo attraverso la sua esperienza entrando nel dettaglio della sua esperienza.

Lei lavora sia con i bambini che con gli adulti vero?

Sì certo mi occupo di psicoterapia dell’età evolutiva ,di disturbi d’ansia, panico, depressione, di mutismo selettivo, conduco gruppi di sostegno alla genitorialità, gruppi di crescita personale, gruppi di rilassamento (training autogeno, meditazione, fantasie guidate ecc.).

Ho sempre lavorato con i bambini, mi è sempre piaciuto moltissimo come animatrice, come educatrice e responsabile di Comunità di minori e oggi come Psicoterapeuta poter aiutarli fin da piccoli e a trovare il loro benessere interiore, soprattutto quando sono bambini con storie familiari molto pesanti, come ne ho incontrati nelle Comunità.

Altro ambito a cui tengo tantissimo è la mia collaborazione con la Scuola di Specializzazione IGAT,  mi occupo di  supervisione, tutoraggio, assistenza alla didattica  agli allievi che si stanno specializzando e collaboro alla ricerca in ambito clinico. Ho presentato dei lavori miei in Convegni Nazionali.

Per concludere Dottoressa De Ponte come definirebbe lo Studio in cui riceve i suoi pazienti?

Il mio studio è uno spazio ed un tempo per poter riscoprire le risorse e le potenzialità dell’individuo e anche per entrare in contatto con le proprie criticità al fine di poter elaborare con consapevolezza e consapevolmente all’interno di una relazione d’aiuto (terapeuta-paziente), che è una relazione autentica volta alla valorizzazione della dignità e la centralità della persona, perché la persona è autrice del proprio cambiamento. Io, come psicoterapeuta non do consigli, ma stimolo e faccio riflettere il paziente affinché possa trovare delle soluzioni nuove a dei vecchi problemi e affichè possa scoprire chi realmente è.

Grazie Dottoressa a presto allora per i prossimi articoli

 

 

 

La dottoressa Anellina De Ponte riceve a:

  • Via Nazionale delle Puglie 51

Cimitile (NA)

Tel. 3288493076