Compiti per le vacanze sì , compiti no. Il parere della Dottoressa Simona Ius

Compiti sì, compiti no, continua il mio “sondaggio d’opinioni” su questo tanto dibattuto e attuale argomento. Dottoressa Ius lei come psicoterapeuta e come insegnante (la Dottoressa Ius ha lasciato quest’anno l’insegnamento) che ne pensa?

Prima di dare una vera e propria risposta io partirei da una riflessione: le vacanze sono vacanze per tutti, ognuno di noi ha vissuto l’esperienza di andare in vacanza portandosi dietro il computer, un fascicolo di lavoro o anche una preoccupazione lavorativa.

Cosa succede? Cosa provoca questo “bagaglio “in più? Disturba, interrompe il riposo, frastaglia la nostra esperienza. Per tutti, anche per chi resta in città è importante che ci sia una pausa, dei giorni di sospensione dal pensiero del lavoro, in realtà questo dovrebbe valere anche per tutti i fine settimana sia per noi che per gli studenti, e invece a volte ci portiamo il lavoro a casa e solitamente agli alunni vengono dati i compiti per tutta la settimana successiva.

E quindi compiti delle vacanze sì o compiti no?

Sì, se si tratta di fare qualcosa che li aiuti a utilizzare quello che hanno appreso come strumento, senza che diventi un peso. L’italiano ad esempio, nei periodi di vacanza, può essere utilizzato per il suo aspetto strumentale puro, cioè nella comprensione e la produzione di testi in semplici compiti di realtà, perché emergano le famose competenze che la scuola deve attivare negli studenti.

Dottoressa come si può tradurre tutto questo in qualcosa di gradevole e divertente per i bambini? Perché le parole “comprensione e produzione dei testi”, possono far pensare a qualcosa di estremamente impegnativo.

Credo che la prima indicazione da dare sia di leggere per svago e dicendo questo mi viene in mente il Decalogo del lettore di Pennac, che secondo me va sempre ricordato e tenuto in considerazione:

  • Il diritto di non leggere
  • Il diritto di saltare le pagine
  • Il diritto di non finire un libro
  • Il diritto di rileggere un libro
  • Il diritto di leggere qualsiasi cosa
  • Il diritto al bovarismo
  • Il diritto di leggere ovunque
  • Il diritto di spizzicare
  • Il diritto di leggere ad alta voce
  • Il diritto di tacere 

Fino all’anno scorso il consiglio che davo ai miei alunni della scuola primaria era questo: leggete, leggete quello che volete, leggete tutto quello che vi piace, fumetti, libri per ragazzi classici, libretti…

Andate in biblioteca, gli dicevo, potete “assaggiare” i libri senza finirli e senza la preoccupazione che un adulto vi dica: “Hai voluto acquistarlo, ora devi finirlo” inoltre in biblioteca potete chiedere consiglio ai bibliotecari, potete approfondire qualche vostro interesse, qualche vostra passione, l’importante è leggere, spesso la mia battuta finale ai genitori prima delle vacanze era: lasciateli liberi di leggere quello che vogliono, se hanno voglia di leggere le istruzioni della lavastoviglie, lasciategli leggere quelle!

Io sconsiglierei anche, da parte degli insegnanti, la richiesta di riassunti, riflessioni, testi di commento sui libri letti, perché distruggono il piacere della lettura, è automatico che tutto quello che viene dato come “compito”, quindi associato all’obbligatorietà annichilisca il piacere di un passatempo libero e leggero.

Si può consigliare di prendere nota dei titoli, e degli autori, e associare al libro un giudizio, inoltre si possono fare dei lavori creativi sul libro letto con modalità vicine al loro quotidiano: “registra il trailer”, “descrivilo in 140 caratteri”, “riassumilo con le emoticons” perché dalla contaminazione nasca la familiarità con il linguaggio scritto.

Perché il linguaggio scritto sia utilizzato con piacere, si può proporre di tenere un diario dei momenti significativi (“diario dei giorni belli”, “inventario delle cose nuove” “tutte le sorprese di queste vacanze”) per evitare , una cronaca quotidiana tipo “oggi mi sono svegliato alle 9, mi sono lavato, sono andato al mare…” che è noiosa per chi la scrive e per chi la legge.

Senza limiti di lunghezza o di brevità, il Diario deve essere uno strumento di scrittura libera: i bambini danno molta importanza al “quanto deve essere lungo?”, sono abituati a “misurare” i loro scritti, quindi in vacanza la regola è “scrivi quanto ti pare!”

E che altro ci consiglia per unire il divertimento all’apprendimento?

Rispetto al ventaglio di altre discipline oltre all’italiano, i bambini dovrebbero poter essere coinvolti il più possibile in attività quotidiane quali piccoli acquisti, pesatura di oggetti, misurazione del tempo, osservazione di fenomeni fisici… tutte cose queste, che, ad esempio accadono nella preparazione di un piatto di pasta!

Concludiamo con un consiglio…

I compiti (delle vacanze e non) dovrebbero essere pochi, dovrebbero poter essere svolti in autonomia, dovrebbero essere legati ad esperienze, dovrebbero essere divertenti: Insegnanti, non chiedete di produrre cose che vi annoiereste a leggere!

Tutte le immagini sono prese dal web.

 

 

 

La dottoressa Simona Ius fa  parte dello Studio Smail   

Il suo Studio è a Roma

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