Arteterapia e Mutismo Selettivo. La storia di Anna

Arteterapia e Mutismo Selettivo.

La storia di Anna

Mutismo Selettivo: ne parliamo ancora con il Dottor Matteo Corbetta, Arteterapista.

Ammiro la modalità con cui il Dottor Corbetta approccia qualsiasi problematica  utilizzando la dolcezza, il rispetto dell’altro sia nei momenti di progresso che di regressione, la pazienza e la comprensione.

Oggi parliamo di una bambina. La chiameremo Anna,Image associée rispettando la sua vera identità.

Anna ha sei anni e nel mese di settembre ha vissuto un cambiamento importante: ha iniziato la scuola primaria in un quartiere diverso da quello dove frequentava la scuola dell’infanzia.

Nella nuova scuola e quindi nella nuova classe nessuno la conosce ma soprattutto nessuno dei suoi compagni sa che soffre di Mutismo Selettivo, quindi inizia una nuova esperienza senza l’etichetta di “quella che non parla”. Anna è seguita dalla Dottoressa Claudia Gorla e dal Dottor Corbetta.

Dottor Corbetta come è avvenuto questo momento importante della vita dei bambini: il passaggio alla primaria?

A settembre io e la Dottoressa Gorla abbiamo incontrato le insegnanti e abbiamo dato le informazioni relative alle strategie necessarie da adottare con la bambina.

Come ha affrontato questo cambiamento, la nuova scuola, la nuova classe, nuovi compagni da affrontare? E chi ha deciso di cambiare scuola?

Anna era entusiasta. La dottoressa Gorla ha parlato a lungo con i genitori, che segue in terapia familiare, prima di arrivare alla scelta concordata con loro.

Anna e l’Arteterapia come è iniziato e come si sviluppa questo incontro?

Anna ha iniziato a lavorare con me su supporti che le hanno permesso di esprimersi attraverso grandi pennellate e tantissimo colore. Ai primi incontri partecipava anche la sorella più piccola e con il tempo e in questo contesto, che comprendeva la   presenza della sorellina e la possibilità di esprimersi su grandi superfici, ha iniziato a far sentire la sua voce tramite produzioni sonore, quasi delle cantilene.

Pennellate su pennellate abbiamo creato mondi fantastici, con strati di colore che cambiavano forma.  Ho accolto i primi vocalizzi ampliandoli attraverso il gioco dei suoni fatti con tubi di cartone e piccoli strumenti. Tra noi è iniziata una comunicazione, un dialogo molto rumoroso fatto di soffi, percussioni e battiti di mani. Questi suoni ci hanno accompagnato in alcune sedute e sono stati associati a dei cibi, li abbiamo chiamati i rumori dei cibi, per esempio “il pomodoro che salta”, “la banana marcia” e anche “i calzini puzzolenti” citati dalla sorella.

Da questo gioco-comunicazione-creatività sono nate grandi risate sonore.

Dottor Corbetta la sua descrizione è entusiasmante, Anna si muove in uno spazio libero, dove può esprimersi, giocare con i suoni, i colori, esprimersi e comunicare attraverso suoni e colori. Immagino che ci voglia tempo e pazienza ma capisco che in un contesto così creativo l’ansia possa diminuire.

Ci spieghi poi come Anna è passata dal verso, il suono, la risata alla parola.

Dopo le grandi risate i suoni sono diventate parole. All’inizio l’intonazione della voce era quasi regredita all’infanzia poi col tempo, incontro dopo incontro, disegno dopo disegno sono avvenuti grandi cambiamenti.  Anche questa volta tutto è partito dai disegni, in special modo quelli che rappresentavano il suo ingresso alla scuola primaria e l’amicizia con due nuove bambine, la descrizione di questi disegni si è trasformata in brevi racconti spontanei.

Ad un dato momento ho capito che per Anna era arrivato il momento di stare nel setting senza la sorellina che nei nostri incontri iniziali aveva fatto da mediatore tra me e sua sorella.  Le ho spiegato che nel passaggio alla scuola primaria si diventa grandi e si fanno lavori diversi da quelli fatti con la sorellina che invece proseguirà il suo percorso nella scuola dell’infanzia.

Anna ha accettato la nuova situazione con entusiasmo, gli incontri sono proseguiti.

E questo cambiamento che ripercussioni ha avuto sulla scuola?

La mamma ci ha raccontato che andava e va volentieri a scuola, aveva iniziato a rispondere alla domanda “come ti chiami?” tipica dei bambini, dicendo il nome ad alcune compagne con le quali gioca anche nella ricreazione. I primi mesi della scuola elementare sono stati molto intensi per Anna, lo dimostra il fatto che appena arrivava nel setting voleva disegnare le sue nuove amichette. E queste novità è riuscita a raccontarmele verbalmente con grande gioia.

Abbiamo interrotto gli incontri per la pausa natalizia e ci siamo rivisti a metà gennaio.

Per Anna la pausa molto lunga ha implicato fare un passo indietro: era tornata ad avere lo sguardo basso ed era percepibile la difficoltà rispetto alla relazione con me.  Nel corso della prima seduta dopo le vacanze ho dovuto quindi lasciarle il tempo per rifamiliarizzare con il setting.

Mi sono detto: ripartiamo, senza porci come obiettivo il parlare, l’elemento essenziale del mio lavoro è che all’interno del setting si facciano esperienze nel quale star bene e incrementare il proprio senso di efficacia.

Dottor Corbetta credo che Anna, e tutti i bambini che entrano nel setting comprendano proprio questo: non c’è pressione, nessuno mette fretta, l’elemento fondamentale è stare bene e progredire facendo nuove esperienze.

Credo di sì! È legato all’età,  Anna è ancora piccola,  ma  nel caso degli adolescenti e preadolescenti la situazione rispetto ai tempi e ai cambiamenti è molto diversa.

Arriviamo  quindi alla sua storia presente.

Ho deciso di partire con un lavoro molto strutturato e al contempo poco personale per permettere ad Anna di approcciare di nuovo il contesto senza avere la preoccupazione di “dover parlare”, è il suo tempo ed è importante non farle percepire alcuna aspettativa. Propongo delle figure geometriche disegnate da colorare e da ritagliate per costruire altre forme. Penso alle “cornicette” che vengono fatte a scuola nel corso della prima elementare e mi lascio ispirare da quelle. 

Anna colora con precisione ed entusiasmo, io coloro con lei verbalizzando che quel colore o quell’altro mi piacciono tanto. Mentre entrambi abbiamo il capo chino sulle forme lei mi dice che sto utilizzando un azzurro chiaro, poi prende un altro azzurro e mi dice che quest’ultimo è più scuro. Rispondo semplicemente dicendo “eh sì quell’azzurro è più scuro, si potrebbe utilizzare per un’altra forma”.

E avviene così che inizia a nominare tutti i colori che utilizza e successivamente mi dice: ritagliamo le forme? Dopo averle ritagliate scopriamo che le stesse potrebbero formare un topolino.

Creiamo un topolino e tra una forma e l’altra Anna mi dice che ha dei nuovi amici.

A questo punto recupero i disegni nei quali aveva disegnato le sue amiche e le dico che mi ricordo i loro nomi, lei stessa aggiunge a voce l’elenco dei nuovi amici con i quali ora parla. Mi dice che è anche capace di scrivere i loro nomi.

Facciamo un elenco e in modo spontaneo mi racconta che sono “solo” due quelli con i quali lei non parla.

Uno perché “un po’ monello”, l’altra perché “severa”. Il topolino Leo a questo punto diventa custode di un nuovo messaggio: quello degli amici di prima elementare.

Riprendere il filo del nostro discorso iniziato da mesi non è mai facile, ho osservato la postura con la quale Anna è arrivata in studio e questa sua rinnovata chiusura mi ha fatto riflettere e per questo ho proposto un lavoro di coloritura estremamente strutturato che le ha permesso di abbassare il livello d’ansia iniziale e di ritrovare, seguendo il suo tempo la relazione che avevamo sospeso in prossimità delle feste natalizie. Alla fine dell’incontro la mamma mi ha raccontato che  durante i canti di Natale fatti in gruppetto, come avevamo indicato agli insegnanti per i lavori orali in classe (riconoscimento delle lettere, delle prime sillabe ecc.), ha cantato in un terzetto con altre due compagne. Ad un certo punto le due compagne si sono emozionate e hanno abbassato la tonalità della voce. Anna ha preso il microfono e ha continuato a cantare fino al termine della canzone.

Ogni volta che il Dottor Corbetta mi racconta un’esperienza con un bambino che soffre di Mutismo Selettivo io mi emoziono. Leggo, mi entusiasmo e mi emoziono. Non è possibile rimanere indifferenti: il ritorno alla verbalizzazione, la voce del bambino che passa dal silenzio  totale al racconto.

Mi fa venire in mente la descrizione di un fiore che sboccia, che si apre e ci offre la sua bellezza, i suoi colori, e il suo profumo.

C’è così tanta vita, così tante parole, così tanta gioia inespressa in quel silenzio ,che quando l’ansia si abbassa per il bambino è una rinascita e anche per chi si prende cura di lui.

 

Articolo di Matteo Corbetta per Il Blog di Adri (Adriana Cigni)

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