Il bambino che ero – Laboratorio esperienziale di Arteterapia dedicato agli adulti al Centro KORU LAB

Ancora una volta parliamo di Arteterapia e ancora un volta con l’Arteterapista Matteo Corbetta.

  • Matteo stai organizzando (per la settimana delle Artiterapie della scuola di Arteterapia di Lecco), dei Laboratori Esperienziali presso il Centro KORU LAB, dal titolo “Il bambino che ero”, in cosa consistono?

La scuola di Artiterapie di Lecco (comprensiva dei corsi di Musicoterapia, Danzaterapia, Drammaterapia), festeggia i 25 anni di attività, per questa occasione ha lanciato una serie di iniziative che sono iniziate il 4 Maggio con la lezione magistrale del Dottor Pigazzini dal titolo “Armonie frattali:la scienza e le relazioni d’aiuto” e si concluderanno il 18 maggio con l’open day della scuola.

I professionisti ex-allievi della scuola organizzano dei laboratori a titolo gratuito, con il doppio obiettivo di  presentare la scuola delle Artiterapie e far conoscere i professionisti , i centri e gli atelier in cui lavorano. È in questo contesto che ho scelto di proporre un laboratorio esperienziale per genitori e insegnanti al Centro KORU LAB.

Lavoro spesso con i bambini nell’ambito clinico e l’incontro con i genitori avviene per lo più nella parte di restituzione del percorso e nel corso delle contingenze quotidiane, mi piaceva quindi l’idea di lavorare concretamente con gli adulti con l’arteterapia.

  • Da qui è nato il laboratorio ” il bambino che ero “, quante persone hanno partecipato?

L’incontro, replicato in due serate, ha coinvolto un gruppo di dieci tra genitori, insegnanti della scuola d’infanzia e primaria e professionisti.

  • So bene che questo genere di esperienze bisogna viverle per comprenderle a fondo, ma puoi spiegarci come si è svolto il laboratorio?

Premetto che ho chiesto ai partecipanti di portare un oggetto della loro infanzia.

Ho iniziato guidandoli in un momento di rilassamento, i partecipanti “si  sono messi in ascolto ” e sono andati a ricercare, aiutati dall’oggetto, le sensazioni e le emozioni di quando erano bambini: del bambino o della bambina che erano. L’oggetto è stato  esplorato visivamente, in modo tattile, e olfattivo, e piano piano ho chiesto loro di ricordare dove tenessero normalmente l’oggetto, dove fosse posizionato , in quale camera che funzione avesse nella loro infanzia, i ricordi le sensazioni e  le emozioni legate all’oggetto. Questa stimolazione durata 20 minuti è stata di grande intensità, in effetti con “il respiro e il battito di oggi” è stato creato un ponte con il bambino di ieri, in questo modo si sono riposizionati sull’adulto che sono  oggi in rapporto al bambino che erano.

  • Matteo è emozionante  scrivere quest’esperienza immagino quanto lo sia viverla, come è proseguita?

Al termine del momento di rilassamento ho chiesto ai partecipanti di usare il materiale, che avevo messo a loro disposizione, per creare un’immagine spontanea in rapporto con le sensazioni  provate. Dopo aver scelto un supporto si sono messi tutti a lavoro utilizzando sia materiale convenzionale (tempere, pastelli ad olio, matite, matite colorate), sia materiale non convenzionale (lana, stoffa, materiale naturale, ritagli di carta, ecc.).

La creazione dell’opera è durata un’ora, al termine i partecipanti hanno potuto verbalizzare sull’esperienza appena vissuta.

Tutto il gruppo ha ascoltato con estremo rispetto e in modo non giudicante le parole di ogni partecipante, sono emersi ricordi di momenti di felicità e spensieratezza, vissuti semplici (in senso di opportunità e mezzi). Sono emersi i ricordi dei nonni, figure che richiamano il ricordo della nostra infanzia. Qualcuno ha rappresentato l’oggetto e verbalizzato i ricordi del sè bambino, riflettendo e guardadosi con gli occhi di oggi; altri hanno messo in rilievo come sono oggi rispetto a come erano, presentandosi con un ‘immagine.

Dalla discussione di gruppo sono emersi anche vissuti di sofferenza ma tutti hanno condiviso l’idea che da adulti si hanno più strumenti e meno difficoltà di essere sè stessi.

Ognuno ha preso contatto con il/la  bambino/a che era, ha riflettuto, ricordato il passato attraverso un’immagine che per molti è stata una sorpresa espressiva nel senso vero e proprio “non sapevo cosa fare, ma poi mi è venuta spontanea quest’immagine e sono molto soddisfatto di ciò che ho creato” è stata l’espressione verbalizzata da molti partecipanti del gruppo.

Al termine della verbalizzazione, è nata un’interessante discussione i partecipanti sulle diversità di linguaggio dei bambini, sul rischio di non essere abbastanza attenti alle piccole sfumature che i bambini ci comunicano. Si è riflettuto sull’opportunità di ricordare il “bambino che eravamo” per comprendere meglio i bambini di oggi.

  • Matteo questo laboratorio è indirizzato agli adulti ma possono essere previste altre fasce di età?

Certo! Questo è stato pensato per gli adulti ma spostando leggermente il focus è possibile proporlo anche ai giovani ed agli adolescenti, con alcune variazioni e stando molto attento ai vissuti si può proporre anche alla fascia d’età “senior”, ma in quel caso occorrebbe molta attenzione perché lavorare con i ricordi e i vissuti delle persone è un’esperienza molto delicata che deve essere vissuta in modo  opportuno.

  • Grazie Matteo come ogni volta volta che scrivo del tuo lavoro mi emoziono! E sono sicura che l’emozione arriva anche ai nostri lettori. Con Matteo e il Centro Koru Lab intendiamo organizzare incontri su tematiche diverse, per esempio un gruppo “benessere”…non perdeteci di vista che abbiamo molte iniziative in programma!

 

Articolo di Matteo Corbetta per Il Blog di Adri (Adriana Cigni)

Matteo Corbetta

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