Mutismo Selettivo: la storia di Ilaria

Mutismo Selettivo: la storia di Ilaria

Ilaria (nome di fantasia) ha letto la Storia di Pauline (la trovate qui nel blog) e mi ha detto “vorrei scrivere la mia storia”…

Provo sempre un grande rispetto per chi racconta la sua storia, anzi non solo rispetto, provo affetto  e ammirazione perché chi scrive ci mostra una parte di se, del proprio vissuto, della propria anima.

Quindi non occorre presentazione, non necessita un mio lungo commento.

Ecco la storia di Ilaria e il Mutismo Selettivo

“Mi chiamo Ilaria, ho 40 anni e da piccola ho sofferto di mutismo selettivo.

All’epoca non credo esistesse questo tipo di diagnosi, quello che ricordo nitidamente sono tutte le difficoltà e l’ansia che ho vissuto di fronte a innumerevoli situazioni che tutti noi comunemente viviamo.

L’infanzia

Fin da piccola sono sempre stata un po’ introversa, o almeno così sono diventata a causa di alcune circostanze che, unite alle mie caratteristiche di base, hanno “scatenato” in me alcune forme di ansia.

Ilaria e la scuola

Alla scuola materna avevo sì e no una o due amiche, ero molto selettiva data la mia difficoltà a parlare. Alcune bambine sembravano più sensibili di altre e mi accettavano per quella che ero. Alle elementari è emerso chiaramente il mio problema: non parlavo di fronte alla classe e la maestra era costretta a interrogarmi durante la ricreazione, perché non riuscivo a farlo durante le lezioni.La mia maestra, donna molto sensibile, parlò con i miei genitori e suggerì loro di confrontarsi con qualche specialista.

Lo specialista

Ricordo vividamente  (avevo 7 anni) che mi portarono in una struttura nota nella provincia di Pisa,  lo psicologo mi sottopose  ad alcuni test, tra cui il test di Rorschach. Mi  mostrò una figura alla volta e ogni volta mi chiedeva che cosa ci vedevo. Io vedevo mostri, uomini giganti e insetti. Quello stesso giorno lo psicologo parlò anche con mia sorella, 2 anni più grande di me e molto loquace. Ricordo che disse che mia sorella non aveva alcun problema; ne dedussi quindi che io invece ne avevo. Consigliò ai miei genitori di intraprendere una terapia familiare, cosa che non fecero mai, a me non dissero nulla né di questa possibilità  e né che non avessero intenzione di farla.

Ilaria e il padre

Il problema più evidente per me era il rapporto con mio padre. Un uomo che ha dedicato gran parte della sua vita alla carriera militare, trascurando quasi totalmente il rapporto con le figlie. A casa, quando era presente, era una figura molto autoritaria e poco disponibile all’ascolto. I suoi discorsi a tavola erano principalmente monologhi. Tutto questo l’ho capito dopo tanto tempo e dopo tanti anni di sedute psicoterapeutiche. Ricordo che il salto vero e proprio l’ho compiuto in prima media. Forse complice la mia maturazione psicologica, forse la mia volontà, se pur inconsapevole, di non voler più vivere il mio mutismo, mi aprii a poco a poco.

Le parole

All’età di 11 anni ho finalmente cominciato a parlare di fronte a tutti se sollecitata, ma certamente non ero ancora così disinvolta come gli altri. Nella vita i miei successi sono arrivati con l’università. Qui ho potuto rendermi conto del fatto che non solo non avevo più timore di parlare di fronte agli altri, ma riuscivo ad avere anche un discreto successo. L’università per me è stata una scuola di vita che ha contribuito a liberarmi di alcune ansie profondamente radicate.

Ilaria oggi 

Oggi ho una figlia di 7 anni e un figlio di 3 anni. Quello che mi ha più addolorata circa 2 anni fa è stato dovermi rendere conto del fatto che anche mia figlia soffriva (e in parte ancora soffre) di mutismo selettivo. Per fortuna ha una situazione familiare ben diversa da quella che avevo io e questo forse ha contribuito a rendere più leggera la sua forma di mutismo selettivo. Da circa 2 anni stiamo cercando di aiutarla e i frutti piano piano stanno arrivando. Ciò che mi preme è evitare di farle vivere tutte le sofferenze che mi sono portata dentro per molti anni, gli anni tra l’altro che dovrebbero essere più sereni e spensierati. Credo sia opportuno parlare di più di questo disturbo d’ansia, fare informazione e formazione. Perché solo così riusciremo a sollevare i nostri figli da carichi per loro troppo pesanti”

Immagine presa dal WEB