L’aggressività nei bambini – una fiaba per aiutarli a comprenderla e gestirla

Alcuni bambini manifestano un comportamento aggressivo, non solo a casa ma anche a scuola, come reagire e come arginare questo comportamento?

La Dottoressa Marelli ci spiega che :

“L’aggressività nei bambini non è qualcosa di patologico né tantomeno di raro. Non si dovrebbe negarla fingendo che non esista, occorrerebbe invece legittimarla senza farla coincidere con la totalità del bambino.

Ciò che sarebbe utile fare quando i bambini reagiscono, oppure si comportano in maniera aggressiva, è cercare di contenere l’angoscia che sta dietro alla loro reazione aggressività. Porsi oltre ciò che sembra. Naturalmente se l’aggressività è agita fisicamente questa va necessariamente contenuta per evitare che il bambino faccia male a sé o agli altri e per fare in modo che si senta protetto.

Il tumulto psichico che spesso i bambini attraversano, le sfide evolutive che devono quotidianamente affrontare, i cambiamenti che di sovente accadono nelle loro vite (arrivo di un fratellino/sorellina, cambio casa, passaggio scuola, separazione genitori ma anche litigi tra coetanei, rimproveri degli adulti, piccole frustrazioni) contribuiscono spesso a rendere l’aggressività un evento piuttosto frequente. È assolutamente fisiologico e auspicabile che un bambino la possa sentire e non la debba reprimere (segno di un ambiente non facilitante). Tuttavia noi adulti abbiamo il compito di contenerla e di fare sì che questa forte sensazione non fagociti il bambino e soprattutto non lo faccia sentire sopraffatto da essa.

Uno strumento molto utile che si utilizza in terapia, ma che consiglio a tutti i genitori, è la fiaba, in questo caso una fiaba che ho scritto, che racconta, nel linguaggio dei bambini, come l’aggressività ci possa fare sentire “squali” e far sì che gli altri si allontanino da noi perché impauriti dalle nostre reazioni. Tuttavia il messaggio è che è possibile contenerla e gestirla. E, come deve essere in ogni fiaba, il lieto fine è garantito. Ci sarà sempre qualcuno che non si farà spaventare dalle apparenze, che non si fermerà ad esse, ma che saprà cogliere l’interezza del nostro essere. E anche, ciò che sentiamo noi, è spesso un sentimento che anche gli altri provano.

Potete leggere questa fiaba, impararla a memoria e raccontarla ai vostri bambini quando sentite che stanno affrontando questa sfida. 

È adatta a bambini a partire dai due anni.

Lo squalo Piero

“C’era una volta un signore che si chiamava Giovanni ma per tutti era il Signor Giò.

Il Signor Giò era un uomo buono e gentile ma aveva un difetto: era molto sbadato e distratto, un giorno decise di fare un viaggio in nave, destinazione l’isola Blu, ma una volta in viaggio si accorse di aver  preso la nave sbagliata e si ritrovò su un’isola molto strana, sperduta nel mare, piena di foglie di palma era l’isola Verde. Le foglie erano davvero tantissime e lui si divertiva tanto a giocarci, un po’ le buttava nel mare e un po’ le teneva per sventolarsi perché sull’isola faceva molto caldo. Dopo aver passato molto tempo  a giocare  cominciò ad annoiarsi, si sentiva solo voleva tornare a casa! Ogni tanto sull’isola Verde si fermavano delle navi, una attraccò proprio davanti al Signor Giò e lui felice  riprese il viaggio ma all’improvviso la nave si trovò in mezzo ad una forte tempesta, come spesso accade nella natura, e naufragò. Fortunatamente Il Signor Giò  in mezzo a quel mare gelido e profondo, vide scintillare uno scoglio tutto d’oro   lo raggiunse a nuoto  e vi si aggrappò.

Intorno non c’era nulla e il Signor Giò era molto triste e spaventato, ad un certo punto a peggiorare la situazione arrivò un grosso squalo dall’aspetto spaventoso che cominciò a girare attorno allo scoglio mostrando i suoi denti aguzzi! 

Che spavento: “Vattene via squalaccio! Lo so che sei cattivo! Mi mostri quei dentoni perché vuoi farmi male!” gridava disperato il Signor Giò, ma lo squalo restò lì, alzò lo sguardo e, piangendo gli disse “Perché mi mandi via anche tu? Tutti scappano da me perché ho un aspetto spaventoso ma io in realtà sono molto buono! È vero, a volte mostro i denti, ma non voglio fare male a nessuno. Mi sento solo e non ho amici perché tutti hanno paura! Scusa, non volevo spaventarti è solo che pensavo potessimo diventare amici, ma se vuoi vado via”.

Il Signor Giò rimase stupito, non se lo aspettava, pensava che sarebbe stato mangiato in un sol boccone, restò un momento a pensare in silenzio, si ricordò di quando era capitato anche a lui di essere stato giudicato perché nessuno lo capiva veramente  e disse: “Mi dispiace per le cose che ti ho detto. Ho sbagliato a giudicarti solo perché sei grosso e hai tanti denti aguzzi. In fondo tutti noi abbiamo dei denti. Io voglio diventare tuo amico e per dimostrartelo ti chiederò di portarmi in salvo a terra.”

Lo squalo  gli fece un grandissimo sorriso mostrando tutti i suoi denti aguzzi e disse: “ Va bene , mi presento io mi chiamo Piero! Vieni, sali su di me, ti porterò in salvo”. Il Signor Giò gli salì sulla schiena e Piero lo squalo, come promesso, lo portò sull’isola più vicina, l’isola Dei Pesci. Da quel giorno Piero  e il Signor Giò diventarono  grandi amici, passavano molto tempo a giocare e a pescare! Lo squalo non era mai stato così felice in vita sua finalmente aveva un amico! E anche il Signor Giò non aveva mai avuto qualcuno con cui passare il tempo.

Arrivò però il tempo della nostalgia,  il Signor Giò aveva una famiglia che lo aspettava e che gli mancava molto, era tempo di tornare a casa così chiese a Piero di portarlo su una nave giusta questa volta, che lo avrebbe riportato a casa. Vedendo la tristezza di Piero gli  disse: “tu sei un amico speciale per me! Non ti dimenticherò mai e ti verrò a trovare ogni anno su questa isola”. Piero  era felicissimo di aver trovato un amico e non solo uno, perché la sua vita ormai era cambiata, vedendolo giocare con il Signor Giò  gli altri pesci non avevano più paura di lui e ormai aveva tanti amici fra di loro. Piero non era cattivo, anzi era un simpaticone!  I due amici, un po’ commossi, si salutarono e da quel momento in poi si ritrovarono tutti gli anni sull’isola Di Pesci per passare del tempo insieme!”

 

 

 

 

 

 

 

Le immagini sono prese dal web, io ho curato l’editing di questa storia scritta dalla Dottoressa Marelli

 

 

 

Dottoressa Alessandra Marelli

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Come aiutare una persona che sta avendo un attacco di panico. Dottoressa Alessandra Marelli

Come aiutare una persona che sta avendo un attacco di panico

Molti di noi ne soffrono di frequente, ad altri l’attacco arriva così improvvisamente e spaventa ancora di più. Cosa sono, come si manifestano? Quali sono i sintomi?

La Dottoressa Alessandra Marelli  ne parla in questo suo articolo.

“Innanzitutto occorre chiarirsi su cosa sia un attacco di panico. Credo sia importante farlo per distinguerlo da altre manifestazione ansiose che, sebbene perturbanti, non hanno lo stesso impatto di un vero e proprio attacco di panico.

Il termine “panico” deriva dal nome del dio greco Pan, per metà uomo e per metà caprone, capace di suscitare repentino e inspiegabile terrore nell’animo umano (Francesetti, “Attacchi di panico e postmodernità”).

Già dalle origini del nome possiamo cogliere una caratteristica imprescindibile dell’attacco (per essere definito di panico) ovvero la sua imprevedibilità.

Un attacco di panico è un’improvvisa paura molto intensa e totalizzante che raggiunge un picco in pochi minuti, durante i quali si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi (DSM V):

  1. Palpitazioni;
  2. sensazione di cuore in gola o tachicardia;
  3. sudorazione;
  4. tremori o agitazione;
  5. sensazioni di mancanza di respiro o di soffocamento;
  6. dolore o fastidio al petto;
  7. nausea o disturbi addominali;
  8. sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;
  9. brividi o sensazioni di calore;
  10. parestesia (intorpidimento o formicolio);
  11. derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi);
  12. paura di perdere il controllo, impazzire, morire.

Le caratteristiche sopra elencate possono portare quindi il soggetto, ma soprattutto i soggetti che assistono all’attacco, a confonderlo con un infarto o con una condizione medica differente.

Se si è a conoscenza del fatto che il soggetto soffre di attacchi di panico oppure di disturbi d’ansia si può intervenire efficacemente per aiutare la persona ad uscire dall’attacco di panico. Scriverò di questo in seguito.

Gli attacchi di panico possono manifestarsi in vari disturbi d’ansia. In relazione alle modalità ed alle cause si possono distinguere 3 tipi di attacchi di panico:

  1. Attacco di panico inaspettato, quindi improvviso, senza nessuna causa apparente. Il soggetto, in questo caso, non è in grado di prevederne l‘insorgenza.
  2. Attacchi di panico conseguenti ad una data situazione. La sintomatologia si presenta in seguito all’esposizione. Ad esempio assisto ad una scena violenta (rapina, incidente, crollo, sparatoria, ecc.) e manifesto la sintomatologia sopra descritta.
  3. Attacchi di panico sensibili alla situazione, ovvero l’attacco di panico può manifestarsi o meno in seguito alla situazione temuta.

Una volta che il soggetto ha sperimentato un attacco di panico è facile che si sviluppi poi una paura molto forte legata al fatto che possa accadere nuovamente. Questo forte terrore, a volte, porta la persona ad avere condotte evitanti e ad avere pensieri intrusivi di scenari catastrofici di morte.

I soggetti che hanno avuto attacchi di panico riferiscono molto spesso di avere avuto la sensazione di “stare per morire” oppure di “stare per impazzire”. Questa sensazione acutizza la sintomatologia in una spirale crescente di terrore.

La notizia che può tranquillizzare i soggetti che ne soffrono è che l’attacco di panico è una condizione clinica che si può affrontare con successo con una buona psicoterapia (a volte anche senza il supporto farmacologico. Questo aspetto tuttavia verrà valuto dal professionista della salute mentale).

Ma ciò che spesso mi viene chiesto dai familiari, siano essi, genitori, figli, compagne/i, amici/che è : “cosa posso fare io quando XXX ha un attacco di panico in corso? Come posso aiutarla/o? Devo fare (o non fare) qualcosa?”

Proverò a rispondere a questa domanda, ricordando che, quanto dirò, non serve a curare gli attacchi di panico (per questo occorre necessariamente rivolgersi ad uno psicoterapeuta), ma è utile agli astanti per gestire al meglio l’attacco.

CONSIGLI UTILI

segue http://www.psicologomilanonord.it/attacchi-di-panico-milano.html

 

 

Dottoressa Alessandra Marelli

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