Disturbi d’ansia: mutismo selettivo a scuola

Il Mutismo Selettivo è un disturbo non molto frequente, che inizia solitamente in età pre-scolare: la caratteristica unica e principale è data dal silenzio del bambino in determinate situazioni sociali.

Immaginiamo una classe. Una classe di scuola per l’infanzia o elementare. Ma anche una classe di scuola secondaria

C’è un’alunna là in fondo, ha una postura rigida, uno sguardo diverso dagli altri, a volte sembra un cucciolo smarrito, a volte i suoi occhi fissano il vuoto, altre volte ancora invece è attentissima e ascolta con interesse. Non interviene, non alza la mano, non partecipa, forse non ride nemmeno.

Sembra che le costi fatica aprire la bocca per produrre qualsiasi suono, perfino una risata.

Non parla con l’insegnante, non parla con i suoi compagni. Non le piace lo sport, la competizione, l’agonismo. Sembra che il suo unico fine sia rendersi invisibile.

Non è autistica, non ha alcun problema di tipo fisiologico-funzionale che le impedisca di parlare.

Osserva molto, è intelligente, attenta e sensibile.

L’insegnante parla con i genitori.

I genitori descrivono un’altra bambina, ma è sempre lei, una bambina ciarliera, una macchinetta inesauribile, parlano di lei, di come legge bene, quanto sia curiosa, allegra, gioiosa.

Il sintomo, il silenzio, si chiama mutismo selettivo.

Spiega la Dottoressa Claudia Gorla, psicoterapeuta, più di 100 casi risolti:

“Il Mutismo Selettivo è un disturbo d’ansia che colpisce i bambini dalla prima infanzia, in genere quando hanno accesso al nido o alla scuola materna, in pratica quando avviene il debutto in società. Il bambino esce dal contesto famigliare e si trova a contatto per gran parte della sua giornata con persone estranee che potrebbero anche costituire una minaccia per lui.  La reazione è l’impossibilità a parlare, ma non solo, c’è anche un irrigidimento, un congelamento fisico.”

COSA FARE E NON FARE QUANDO SI HA IN CLASSE UN BAMBINO CHE SOFFRE DI MUTISMO SELETTIVO

Prima di tutto è importante sapere che il mutismo selettivo rientra nei BES.

È necessario che si lavori in totale collaborazione con la famiglia e con il psicoterapeuta che segue il bambino, senza questa collaborazione è difficile creare attorno al bambino un ambiente sereno che lo aiuti a sentirsi a suo agio, perché lo scopo principale non è far PARLARE il bambino, lo scopo principale è abbassare l’ansia.

“Il problema non è il parlare, il problema è l’ansia”. Così c’è scritto in una degli slide che mostrano le dottoresse Ius e Gorla durante le IN-FORMAZIONI sul mutismo selettivo, dei seminari organizzati in tutta Italia, e invitano genitori e insegnanti a dimenticare il silenzio del bambino. Difficilissima impresa, ma necessaria. Concentrarsi sulle capacità, ci dicono, e mettere da parte le mancanze.

Il silenzio è un sintomo. Il sintomo di un disagio che è diverso per ogni bambino, perché ogni bambino ha una sua storia, è unico e irripetibile. So che è difficile per un genitore e per un insegnante dimenticare «il silenzio», ci si sente persi, impotenti, si prova una sensazione di fallimento.  Non siamo abituati ad affrontare il silenzio. Si ha voglia di sfidare, di provare come se far parlare il bambino sia una nostra vittoria e non un suo sollievo.

Ci vuole tempo e pazienza.

Il tempo necessario al bambino per abbassare la sua ansia. Ridotta l’ansia scompare mano a mano anche il sintomo.

E la pazienza di rispettarlo questo tempo. L’ansia è una difesa naturale per affrontare i pericoli, quando il livello di soglia in cui scatta è normale. “I bambini che soffrono di Mutismo selettivo sono come quegli animali che si fingono morti per non essere catturati dai predatori”, dice la Dottoressa Gorla.

Quando la soglia è bassa, scatta anche in situazioni banali come a scuola, o in presenza di estranei, o in luoghi e ambienti nuovi ed è difficile da controllare.

La parola si blocca, si «incastra» nella gola e diventa impossibile parlare.  Si vorrebbe fortemente ma non c’è nulla da fare, non esce.

Non c’è alcuna volontà nel silenzio del bambino, non è un atteggiamento oppositivo, né un capriccio, né un dispetto nei confronti della maestra o dei suoi compagni.

Come si può pensare che un bambino o un ragazzino possa scegliere di non dire «devo andare al bagno», di non urlare al suo compagno esagitato «smettila di darmi le gomitate», di non esprimere la sua felicità, la sua contentezza per un bel voto, la sua delusione, il suo affetto a parole. Pensate a quanto deve essere forte il suo blocco per poter impedire la verbalizzazione delle sue emozioni. Il silenzio è la punta dell’iceberg, il sintomo, sotto c’è tutto il resto da risolvere, da districare.

Non fare: non sollecitate la parola. Non chiedetegli di rispondere. Non lo mettete al banco con uno “sveglio” così magari lo aiuta.  Non forzatelo a parlare.

Il bambino con mutismo selettivo non ha nessun ritardo dell’apprendimento, è un bambino come tutti gli altri. Non lo interrogate. Sostituite la prova orale con quella scritta.

Avete dubbi? Sa leggere o meno? Domandate ai genitori e poi verificate voi stessi: pronunciate la parola scritta nel libro o la frase e chiedetegli di indicarvela.

Organizzate dei piccoli gruppi in cui possa lavorare serenamente.

Nel caso dei circle time, cercate dei sistemi alternativi alla parola, invitate a raccontare verbalmente, chi ne ha voglia o per iscritto, o con un disegno.

Ci sono anche tutta una serie di accorgimenti che possono essere messi in atto a scuola (andare prima o dopo le lezioni in classe, un genitore da solo con il bambino per portare la “parola “in classe, introdurre un compagno, poi due, e infine la maestra ecc.), devono essere concordati con la psicoterapeuta, con la maestra e con il bambino stesso. Fermo restando che siamo tutti consapevoli che spesso le insegnanti hanno le mani legate a causa di autorizzazioni negate, mancanza di strutture o scarsa disponibilità.

Un consiglio che è quasi una preghiera: mai registrare la voce del bambino senza il suo consenso, prima o poi lo scoprirebbe e perdereste la sua fiducia.

Dal mutismo selettivo si guarisce, questa è la bella notizia. Se la diagnosi è precoce, se il riconoscimento del sintomo avviene in tempi brevi, la risoluzione avviene in tempi anche abbastanza veloci. Altrimenti ci vuole il tempo necessario al bambino.

Per bambini al di sotto dei 6 anni normalmente gli psicoterapeuti lavorano con le insegnanti e i genitori senza nemmeno vedere i bambini. Per bambini più grandi invece c’è un incontro diretto con lo psicoterapeuta.

A volte il mutismo selettivo perdura e accompagna l’adolescenza e ancora oltre, in questi casi cambia tutto, non si possono applicare le stesse tecniche a scuola o a casa usate per i bambini più piccoli, accanto alle problematiche tipiche di quest’età si aggiungono anche quelle dovute al mutismo.

Ma anche in questo caso ci vuole tempo e pazienza? Certo ancora di più perché dal mutismo selettivo prima o poi si guarisce.


Adriana Cigni

Mutismo selettivo: la bellissima storia (vera) di Giulia e il fagiolo

  Mutismo selettivo: la storia di Giulia e il fagiolo

Questa è la storia vera di Giulia e il fagiolo, la sua mamma l’ha scritta in francese e io l’ho solo tradotta. È una storia bellissima di consapevolezza, di coscienza di sé e di grande intelligenza e maturità, a mio avviso. Ma non mi stupiscono queste qualità perché i bambini  con Mutismo Selettivo hanno molto tempo per osservare, per pensare …e spesso sono anche più maturi dei loro coetanei

—————————–Traduco testualmente

Vi racconto una storia vera che sembra quasi un racconto.

Mia figlia (8 anni e mezzo), con i suoi compagni di classe,  ha fatto la famosa esperienza del fagiolo seminato nell’ovatta. Ogni bambino ha inserito il suo fagiolo nel bicchiere di plastica, dopo qualche giorno tutti i fagioli avevano germinato.  Dopo due settimane la classe sembrava una serra: i fagioli erano diventati delle piccole graziose piantine.

Tutte… tranne UNO. Il fagiolo di Giulia.

Solo il fagiolo di Giulia era rimasto intatto nell’ovatta, nulla era mutato, nulla era cresciuto. Non una radice, una foglia, la membrana del fagiolo era rimasta ostinatamente intatta.

Venerdì scorso la maestra ha detto ai suoi alunni che potevano portare a casa le loro piantine. Con discrezione  e delicatezza si è avvicinata a Giulia e le ha detto : ” forse il tuo fagiolo era troppo secco, a volte capita che i semi non ce la facciano a germinare, anche questo fa parte dell’esperienza, abbiamo dimostrato che esiste anche questa possibilità”.

Giulia ha ascoltato le parole della maestra ma non le ha creduto.

 Arrivata a casa invece di buttare il fagiolo, lo ha messo in un vasetto più grande e l’ha ricoperto con la terra dei gerani. Ha poi iniziato la “cura”:  ha annaffiato la terra tutti i giorni , l’ha spostato affinché prendesse la luce  migliore.

Sono passati dei giorni e…

 Ecco il risultato!

Stamattina  Giulia mi ha chiesto di fotografare la sua piantina e di inviare la foto alla maestra con questo messaggio:

“Il mio fagiolo non era morto, aveva solo bisogno di un po’ di terra, di più tempo e di un luogo diverso.

Come ne ho bisogno io per parlare.

  • Grazie Giulia, e grazie alla sua meravigliosa mamma per avermi concesso il permesso di diffondere questa storia stupenda.

Autrice mamma di Giulia

tradotto da Adriana Cigni

Mutismo Selettivo: la storia di Ilaria

Mutismo Selettivo: la storia di Ilaria

Ilaria (nome di fantasia) ha letto la Storia di Pauline (la trovate qui nel blog) e mi ha detto “vorrei scrivere la mia storia”…

Provo sempre un grande rispetto per chi racconta la sua storia, anzi non solo rispetto, provo affetto  e ammirazione perché chi scrive ci mostra una parte di se, del proprio vissuto, della propria anima.

Quindi non occorre presentazione, non necessita un mio lungo commento.

Ecco la storia di Ilaria e il Mutismo Selettivo

“Mi chiamo Ilaria, ho 40 anni e da piccola ho sofferto di mutismo selettivo.

All’epoca non credo esistesse questo tipo di diagnosi, quello che ricordo nitidamente sono tutte le difficoltà e l’ansia che ho vissuto di fronte a innumerevoli situazioni che tutti noi comunemente viviamo.

L’infanzia

Fin da piccola sono sempre stata un po’ introversa, o almeno così sono diventata a causa di alcune circostanze che, unite alle mie caratteristiche di base, hanno “scatenato” in me alcune forme di ansia.

Ilaria e la scuola

Alla scuola materna avevo sì e no una o due amiche, ero molto selettiva data la mia difficoltà a parlare. Alcune bambine sembravano più sensibili di altre e mi accettavano per quella che ero. Alle elementari è emerso chiaramente il mio problema: non parlavo di fronte alla classe e la maestra era costretta a interrogarmi durante la ricreazione, perché non riuscivo a farlo durante le lezioni.La mia maestra, donna molto sensibile, parlò con i miei genitori e suggerì loro di confrontarsi con qualche specialista.

Lo specialista

Ricordo vividamente  (avevo 7 anni) che mi portarono in una struttura nota nella provincia di Pisa,  lo psicologo mi sottopose  ad alcuni test, tra cui il test di Rorschach. Mi  mostrò una figura alla volta e ogni volta mi chiedeva che cosa ci vedevo. Io vedevo mostri, uomini giganti e insetti. Quello stesso giorno lo psicologo parlò anche con mia sorella, 2 anni più grande di me e molto loquace. Ricordo che disse che mia sorella non aveva alcun problema; ne dedussi quindi che io invece ne avevo. Consigliò ai miei genitori di intraprendere una terapia familiare, cosa che non fecero mai, a me non dissero nulla né di questa possibilità  e né che non avessero intenzione di farla.

Ilaria e il padre

Il problema più evidente per me era il rapporto con mio padre. Un uomo che ha dedicato gran parte della sua vita alla carriera militare, trascurando quasi totalmente il rapporto con le figlie. A casa, quando era presente, era una figura molto autoritaria e poco disponibile all’ascolto. I suoi discorsi a tavola erano principalmente monologhi. Tutto questo l’ho capito dopo tanto tempo e dopo tanti anni di sedute psicoterapeutiche. Ricordo che il salto vero e proprio l’ho compiuto in prima media. Forse complice la mia maturazione psicologica, forse la mia volontà, se pur inconsapevole, di non voler più vivere il mio mutismo, mi aprii a poco a poco.

Le parole

All’età di 11 anni ho finalmente cominciato a parlare di fronte a tutti se sollecitata, ma certamente non ero ancora così disinvolta come gli altri. Nella vita i miei successi sono arrivati con l’università. Qui ho potuto rendermi conto del fatto che non solo non avevo più timore di parlare di fronte agli altri, ma riuscivo ad avere anche un discreto successo. L’università per me è stata una scuola di vita che ha contribuito a liberarmi di alcune ansie profondamente radicate.

Ilaria oggi 

Oggi ho una figlia di 7 anni e un figlio di 3 anni. Quello che mi ha più addolorata circa 2 anni fa è stato dovermi rendere conto del fatto che anche mia figlia soffriva (e in parte ancora soffre) di mutismo selettivo. Per fortuna ha una situazione familiare ben diversa da quella che avevo io e questo forse ha contribuito a rendere più leggera la sua forma di mutismo selettivo. Da circa 2 anni stiamo cercando di aiutarla e i frutti piano piano stanno arrivando. Ciò che mi preme è evitare di farle vivere tutte le sofferenze che mi sono portata dentro per molti anni, gli anni tra l’altro che dovrebbero essere più sereni e spensierati. Credo sia opportuno parlare di più di questo disturbo d’ansia, fare informazione e formazione. Perché solo così riusciremo a sollevare i nostri figli da carichi per loro troppo pesanti”

Immagine presa dal WEB

Mutismo selettivo: conosciamolo meglio

Intervista alla Dottoressa Federica Trivelli

Ho già scritto alcuni articoli sul Mutismo Selettivo su Your Edu Action, li ho scritti come persona che si occupa di questo disturbo da molti anni, come traduttrice, editrice e come organizzatrice di Formazioni. Ho sempre specificato che tutte le informazioni e i consigli che diffondo sono il “frutto” di tutto quello che ho imparato dalle Psicoterapeute con le quali ho l’onore di collaborare. Ora credo sia arrivato il momento di approfondire il tema del Mutismo Selettivo, stavolta però intervistando direttamente gli esperti e poiché l’argomento è vastissimo ne parleremo in una serie di articoli. continua su

http://www.youreduaction.it/mutismo-selettivo-questo-sconosciuto/

 

Come un corridore

Sono genitore di una bambina dell’età di 6 anni che soffre di Mutismo Selettivo.

All’inizio non sapevo cosa fosse questo disturbo e quando ho iniziato a documentarmi  il primo pensiero è stato: non è possibile sarà un altro problema, mia figlia non può soffrire di questo disturbo.

In realtà, molte cose coincidevano, molti comportamenti della mia bambina corrispondevano alla sintomatologia tipica del disturbo, non restava quindi che chiedere il parere e la conferma da un’esperta, mi sono rivolto ad  una Neuropsichiatra che ha confermato i miei dubbi.

Non mi sono scoraggiato, a differenza di mia moglie che si sentiva demoralizzata perché cercava  di trovare le risposte o le cause che avessero determinare tutto questo, come accade spesso quando un figlio vive una difficoltà, si cerca le responsabilità nell’uno o nell’altro di noi genitori.

Non potevo stare fermo, ho  cercato su Internet i migliori specialisti, ho letto libri sull’argomento.

Una grande forza mi spingeva a dire a me stesso: non arrenderti, ci riuscirai.

Ho incoraggiato mia moglie, le ho detto restiamo uniti e fiduciosi, prima o poi nostra figlia uscirà dal suo silenzio, ho cercato a modo mio di applicare piccole tecniche riportate sul libro della Dottoressa Shipon- Blum,   per esempio al risveglio per mitigare l’ansia prima di andare a scuola,  quando non aveba molta voglia di andare,  facevamo una gara scherzosa in bagno per  chi riusciva a vestirsi per primo.

È ormai un anno che la mia bambina è seguita da una Dottoressa e i progressi si vedono, inutile negarlo è un percorso faticoso per noi e per lei, che spesso si sente demotivata ci sono dei momenti in cui vorremmo mandare  tutto in aria, perdiamo la speranza. Ma sono momenti, poi passano.

Continuo a credere che tutto si risolverà a volte mi viene in mente la corsa di un corridore bendato che non si rende conto del tempo e della distanza che deve ancora percorrere per raggiungere il traguardo, ma corre perché ha fiducia e sa che ci arriverà. Ecco io mi sento un po’ così senza misurare il tempo o le difficoltà che trovo sul percorso so che  la mia bambina parlerà .camminata

E trasmetto questa certezza anche a lei. Almeno ci provo.

Da qualche tempo qualcosa è cambiato, l’incontro con l’associazione Milla ONLUS e il Mutismo Selettivo In-Formazione TOUR mi  ha fatto capire che non siamo soli,   da questo incontro per ora virtuale  è nato  un meraviglioso progetto che vede realizzarsi per la prima volta in Sicilia a Palermo una giornata di formazione, sembrava quasi impossibile da realizzarsi e invece a due mesi dall’evento abbiamo avuto un’adesione straordinaria.

Questa è la mia esperienza, spero che possa risultare utile anche ad altri genitori.

Vincenzo Petitto

 

Immagine presa dal web

 

Riccardo, una storia di mutismo selettivo a lieto fine.

Una storia vera, quella di Riccardo, raccontata da chi ha una vasta esperienza di MS.
Valérie Marschall è la Presidente di Ouvrir la voix, l’associazione francese che per prima credo in Europa ha riunito genitori e  dato il via all’informazione sul MS.
Riccardo è suo figlio, non che lui ami essere ricordato o citato, i disegni e gli pseudonimi in francese e in italiano ne proteggono  l’identità. Oggi ha quasi 15 anni, ha altro a cui pensare il mutismo selettivo è qualcosa che interessa sua madre ormai…lui l’ha superato da tanti anni che forse l’ha anche un po’ dimenticato.

                                               CARISSIMI INSEGNANTI

mutismo selettivo 05

Se in classe avete alunni che non parlano, se il silenzio perdura per molto tempo, dopo aver letto questo libro potrete avere almeno il sospetto che si tratti di ms, certamente non sta a voi diagnosticare  e non dovete caricarvi di altre responsabilità.
Avvertite i genitori, consigliate loro di rivolgersi ad uno specialista, fate equipe, fate in modo che il bambino si senta compreso, come diciamo sempre “il problema non è parlare, il problema  è l’ansia”.
 Il libro lo potete ordinare in libreria
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