Test cognitivi e test proiettivi. Come, quando e perché vengono utilizzati? Ne parliamo con la Dottoressa Tagliabue

Test cognitivi e test proiettivi.

Spesso si ha una visione semplicistica dei test, pensiamo che sia tutto limitato alla risposta giusta o sbagliata. Come, quando e perché vengono utilizzati? Ne parliamo con la Dottoressa Tagliabue

 I test, così come il colloquio, l’intervista, l’osservazione e il questionario sono uno degli strumenti che lo psicologo ha a disposizione nel suo lavoro per diversi scopi, per esempio decodificare la richiesta di un soggetto o per contestualizzare il disagio o il sintomo di un paziente.

Dottoressa Tagliabue, spesso si ha una visione semplicistica dei test, pensiamo che sia tutto limitato alla risposta giusta o sbagliata. Lei può spiegarci come vengono utilizzati i test nella realtà?

Nessun test e nessuna batteria di test di per sé può dare da solo un quadro del soggetto, è lo psicologo che elabora e interpreta i dati che sono emersi dai test e li organizza all’interno di un quadro significativo, all’interno della relazione terapeutica e di diversi colloqui. La scelta di utilizzarli deriva da diversi criteri, spesso il motivo per cui si introducono è quello di fare chiarezza in un tempo breve, proprio perché con i test si possono ottenere molti elementi e informazioni  in più che permetteranno di  avere un quadro diagnostico più completo.

A me piace molto utilizzare questa metafora: il test è come una sorta di fotografia istantanea della persona scattata in un preciso momento, in una specifica situazione di vita. Continuando con la metafora, guardando la fotografia e osservandone i dettagli, lo psicologo può avere una visione globale di tutti gli elementi che sono in gioco. I test quindi costituiscono, a mio avviso, un valore aggiunto alla terapia, la possibilità di poter fare “un’istantanea” di ogni tappa del percorso e poter confrontare ad esempio la prima con l’ultima fatta alla fine della terapia.  Per essere utilizzati in campo psicologico, i test devono avere una validità scientifica e statistica solo con queste garanzie si può affermare che i dati che emergono sono attendibili e reali.

La scelta del tipo di test da utilizzare dipende da tante variabili, prima di tutto dal fine, dall’obiettivo, dal disturbo in atto, dall’età del paziente e dall’orientamento teorico dello psicologo. Esiste una vasta gamma di test, in questo articolo prenderò in considerazione le macrocategorie più utilizzate.

Qual è lo scopo dei test?

Soprattutto indagare su vari aspetti della personalità. Ci sono, ad esempio, test cognitivi che ci danno un quadro delle risorse cognitive della persona e i test proiettivi che vanno invece ad indagare gli aspetti emotivo-relazionali. Ci sono anche le cosiddette “prove standardizzate” che vengono utilizzate per approfondire la diagnosi di un particolare tipo di problematica e che comprendono i test per appurare la presenza di una difficoltà di apprendimento, oppure difficoltà visuo-spaziali, o vanno a verificare altre capacità del soggetto.

Dottoressa Tagliabue può parlarci più in dettaglio dei TEST COGNITIVI?

I test cognitivi riguardano l’intelligenza e varie abilità cognitive, ne esistono di diversi tipi sono test detti di Livello perché alle prestazioni e ai compiti che vengono affidati al soggetto viene attribuito un punteggio, il risultato viene confrontato con un campione di riferimento di pari età e da questo si può rilevare se la prestazione del soggetto è nella media, inferiore o superiore.

I test cognitivi possono essere anche suddivisi in test verbali (domande e risposte verbali) e test non verbali, cioè quelli in cui il soggetto può rispondere scrivendo o indicando la risposta.

Tutti i test di livello vanno a verificare l’intelligenza, sappiamo che il costrutto dell’intelligenza non è unico ma è multifattoriale quindi per valutarla si utilizza una batteria di test.  Le più famose sono le Scale  Weschsler , suddivise in Scala Wais per gli adulti (dai 18 anni in su), la Scala Wisc per l’età scolare (dai 6 fino ai 16-17anni), e la scala Wippsi  per l’età prescolare. Sono tutti test che valutano il famoso Q.I. (quoziente intellettivo). Altri tipi di test d’intelligenza sono le matrici di Raven, che a seconda dell’età si suddividono in matrici progressive colorate e standard. Altri strumenti per indagare l’intelligenza sono: TINV (Test di Intelligenza Non Verbale), la  Vineland Adaptive Behavior Scales e il test Leiter-R.

 

Dottoressa passiamo ora ai test proiettivi

I test proiettivi indagano gli aspetti emotivo-relazionali della persona, non sono test di livello e i risultati non vengono confrontati con un campione di riferimento, ma sono tecniche che consentono di avere una visione d’insieme della personalità e le varie tappe dello sviluppo dal punto di vista della psicologia proiettiva.

In pratica come si distinguono dai cognitivi?

Alla persona sottoposta al test vengono presentati stimoli poco strutturali o ambigui, il soggetto attribuisce a questi stimoli un significato che sarà poi utilizzato per rivelare parti della sua personalità, gli aspetti emotivi, emozionali e affettivi. Per citarne qualcuno: i classici test di Rorschach,

Hermann Rorschach

Black Pictures, il T.A.T (Thematic Apperception Test).

Ma anche test più semplici effettuati con metodi espressivi come quelli “carta-matita” nei quali viene chiesto di disegnare, ad esempio il test della figura umana, il test del disegno dell’Albero o il test Wartegg.

In conclusione, di questa brevissima panoramica sui test vorrei ricordare i test specifici cioè quelli che rilevano capacità particolari della persona, per fare qualche esempio, se facciamo riferimento ai bambini si usano le prove standardizzate per verificare la capacità d’apprendimento, la lettura-scrittura-calcolo, la concentrazione e l’attenzione.

Infine, Dottoressa Tagliabue ci dica gli aspetti fondamentali della valutazione testistica.

Credo che gli aspetti fondamentali siano due:

IL CRITERIO DI SCELTA DEL TEST

Il test viene scelto per un perseguire un obiettivo e un fine specifici.

LA RESTITUZIONE

Dopo tutto il lavoro fatto, i test, l’analisi dei risultati, i colloqui, e gli incontri arriva il momento in cui questo grande bagaglio d’informazioni deve essere elaborato e discusso con il paziente e da qui arriva la restituzione. Quel momento può essere vissuto non come un arrivo, ma una vera nuova partenza data dalla scoperta di nuove informazioni su di sé ed eventualmente dalla possibilità di intraprendere un nuovo percorso, sicuramente più profondo ed efficace.

Tutte le immagini sono prese dal web

 

 

 

Dottoressa Daniela Tagliabue

 

 

 

 

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