Anticipare l’ingresso alla scuola materna e alla scuola elementare intervista alla Dottoressa Alessandra Marelli, Psicoterapeuta.

Anticipare l’ingresso alla scuola materna e alla scuola elementare intervista alla Dottoressa Alessandra Marelli, Psicoterapeuta.

Prima di scrivere questo articolo sono andata un po’ in “giro” su internet per vedere cosa succede negli altri paesi, per esempio nel paese europeo che viene preso sempre come massimo esempio di sistema scolastico all’avanguardia, la Finlandia.

scuola finlandese

I bambini  finlandesi iniziano la scuola elementare a 7 anni. Dai 5 ai 6 anni frequentano una sorta di pre-scuola. Pare anche che dopo ogni ora di lezione abbiano 15 minuti di pausa…

E ora passiamo a noi.

Dottoressa Marelli un tempo andare a scuola a 5 anni era una vera eccezione, quelli che lo facevano venivano quasi considerati speciali, geni, dotati di intelligenza superiore alla media, oggi anticipare l’ingresso alla scuola materna e /o alla scuola elementare sta diventando un fenomeno sempre più diffuso, lei sa spiegarne le ragioni?

Fino a qualche tempo fa si anticipava l’entrata alla scuola materna per motivi economici, i nidi erano rari e molto costosi, e quindi si anticipava più che altro per risparmiare le onerose spese della retta mensile, oggi però non è più così, la situazione è cambiata ed entrano in gioco altri fattori. I nidi sono numerosi, in alcune Regioni o Comuni si possono anche richiedere sovvenzioni per pagare le rette, c’è più possibilità di scelta anche a livello economico, quindi il “risparmio “non è più la causa principale di questo incremento.

Eppure, è un fenomeno sempre più diffuso. Perché?

È un’esigenza dei genitori, c’è un desiderio di anticipare i tempi scolastici per far “guadagnare un anno” (lo dicono in molti) al figlio.  In pratica si richiede non per ragioni relative  al momento attuale della vita del bambino, ma in prospettiva di un vantaggio futuro, se vantaggio si può considerare.

Poniamoci queste domande: che vuol dire fargli guadagnare un anno? Rispetto a cosa? Rispetto a chi? Ai suoi coetanei? Alla società?

Si ha davanti un bambino di 2-3 anni e si è già proiettati nel suo futuro di adulto: che terminerà prima le elementari e quindi le scuole superiori e quindi la laurea e quindi…

Io credo sinceramente alla buona fede dei genitori, credo che considerino questo anticipo una sorta di regalo ai figli, ma in realtà sembra quasi una sorta di gara.

Dottoressa ci sta dicendo che carichiamo i bambini già di mille aspettative fin da piccoli? Però io credo che anche i genitori si sentano un po’ confusi, magari pensano “ora tutti anticipano l’ingresso alla scuola materna e alle elementari e lo faccio anch’io altrimenti mio figlio sarà l’unico a non saper leggere e scrivere e rimarrà indietro, si sentirà diverso, o addirittura emarginato.”

Comprendo la difficoltà e il bisogno di uniformarsi ma forse dovremmo trovare la forza di pensare solo ai bambini nei limiti delle pressioni che la società ci impone, che noi adulti gli imponiamo, perché conduciamo vite frenetiche, abbiamo fretta che diventino autonomi molto presto per poter facilitare la loro e la nostra vita quotidiana, ma ogni tanto dobbiamo fermarci e pensare come poter conciliare tutto questo, facendo anche qualche sforzo in più per poter andare incontro alle esigenze del bambino.

È vero ci sono bambini che fin dalla materna imparano a leggere e a scrivere, è vero anche che ci sono bambini che sanno già adattarsi precocemente a restare seduti delle ore, ma… ci sono moltissimi bambini di 5 anni per i quali restare seduti 6 ore, ascoltare, restare in silenzio, concentrarsi comporta uno sforzo enorme perché il loro sviluppo fisiologico e cognitivo non è ancora pronto a questo. Ci sono teorie dell’apprendimento che dimostrano e spiegano che alcune aree cerebrali si sviluppano in determinate età.

Dottoressa qualcuno potrebbe obiettare che è pur vero che quelle stesse aree si sviluppano anche in conseguenza di stimoli esterni.

Certo anche questo è vero! Ma non tutti sono recettivi allo stesso modo.

Se mio figlio sa leggere e scrivere a 5 anni posso provare a dargli degli stimoli in più, ma sotto forma di gioco, senza sovraccaricare il sistema, altrimenti questa intelligenza e questa capacità di apprendere si può trasformare in avversione. Nella mia esperienza in studio mi è capitato varie volte di incontrare bambini o adolescenti figli di professionisti, intellettuali, professori che avevano percorsi scolastici disastrosi.

Accade che le  aspettative personali  non vengano esaudite,  pensiamo che il bambino prenderà una strada e spesso invece ne segue un’altra completamente diversa, o a volte nessuna perché è confuso, pensare che anticipare l’ingresso alla scuola materna ne farà automaticamente alunni con  quozienti d’intelligenza superiori alla media è un’utopia, a volte avviene il contrario sono  adulti che hanno difficoltà, perché hanno sempre dovuto correre, sforzarsi di vivere situazioni che non sono in armonia con il loro sviluppo,  l’anticipo non gioca sempre a favore del bambino. Un esempio breve: il bambino ha 5 anni e la maestra dice che non sta fermo un secondo, non sta seduto, non ascolta.

Ascoltare è uno sforzo! È probabile che il bambino non abbia nessun problema se non quello di non essere ancora pronto per la scuola elementare.

Ovviamente il mio discorso non è assoluto, è vero che ci sono bambini che sanno già leggere e scrivere alla fine della scuola materna questo è indubbio, ma rispetto a quello che è il bisogno del bambino (anche se il bambino sa leggere e scrivere), qual è lo scopo di anticipare l’ingresso alla scuola materna, per prendere prima la laurea? Un tempo i bambini della scuola materna erano tutti coetanei, più o meno avevano la stessa età, oggi si trovano bambini dai 2 anni ai 3 e mezzo.  È un gap enorme per quella fascia di età, un anno è un tempo lunghissimo durante il quale avvengono sviluppi e trasformazioni nel bambino, a livello fisiologico e cognitivo. In effetti imparare a leggere e scrivere in prima elementare è giusto! La prima elementare si frequenta per questo!

Qual è il suo consiglio?

A volte il peso delle nostre aspettative è enorme e difficile da portare per i nostri bambini, anche il nostro sguardo ne è carico, i bambini imparano fin dai primi mesi di vita ad interpretare le nostre emozioni, di conseguenza più crescono più sentono la disapprovazione o la non soddisfazione, i giudizi, i voti a scuola già sono carichi pesanti da gestire, il giudizio dei genitori può diventare frustrante.

Se volete crescere una persona in gamba, indipendentemente da quello che farà da grande, se volete farne un adulto felice e sereno, non potete imporre dei ritmi che non sono del bambino, l’imposizione non è solo verbale è anche nel nostro modo di porci, dei gesti, dei paragoni, di alcune frasi che abbiamo buttato qua e là, dalla modificazione della voce rispetto ad un risultato, un voto, un giudizio negativo avuto a scuola.

Ha ragione Dottoressa Marelli i voti , i giudizi, i paragoni con i fratelli, o con altri compagni, il senso di delusione servono solo a distruggere l’autostima e a fare a pezzi la fiducia in sé stessi.

Noi siamo diventati i mandatari delle felicità dei nostri figli, dobbiamo assicurarci che siano felici. Ma non è il nostro compito, noi possiamo dargli gli strumenti per andare nel mondo, poi loro effettueranno le loro scelte in base a quello che gli abbiamo insegnato, è più importante che un bambino sappia leggere o scrivere in anticipo, oppure che da adulto sappia reagire, abbia gli strumenti per adattarsi in modo sereno ad un mondo che cambia e anche alle situazioni anche più difficili?

Dottoressa quello che lei dice mi colpisce profondamente, quando mio figlio (è bilingue italiano-francese) frequentava la scuola materna io mi occupavo come volontaria della biblioteca, una volta a settimana aiutavamo i bambini a scegliere i libri, in realtà li lasciavamo liberi di farlo, poi scelto il libro ognuno doveva scrivere il proprio nome, come firma del  prestito del libro. Mio figlio non riusciva a scriverlo il suo benedetto nome.

Io ero preoccupatissima, cercavo di allenarlo a casa la sera, facevo come mia madre, mettevo la mia mano sopra la sua e cercavo di fargli scrivere almeno le prime tre lettere. Non ci posso pensare! Chissà quante volte avrà visto il mio sguardo preoccupato (pensavo che non avrebbe mai imparato a scrivere!).

Cosa è successo? A 6 – 7 anni leggeva in francese e in italiano. Alla scuola media ha scelto un percorso linguistico: ora scrive in tedesco, francese, inglese e …italiano. Parla italiano con forte accento francese, parla francese senza alcun accento.  Ha una passione smodata per il tedesco lingua difficile da leggere e figuriamoci da scrivere. Ha ragione Dottoressa Marelli a volte pretendiamo troppo, senza attendere i loro normalissimi tempi.  Siamo noi che dovremmo smettere di farci prendere  dall’ansia anticipatoria, perché poi alla fine ci sorprendono ognuno con le proprie capacità.

Esatto dobbiamo semplicemente lasciare che siano loro stessi.

Alcuni amano disegnare, lo sport, altri non hanno preferenze. Il valore della persona non è costruito su ciò che fa, già da piccolo, il valore della persona è costruito in base a quello che   è.

 

 

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