I bisogni emotivi fondamentali del bambino. Parte II. Intervista alla Dottoressa Federica Trivelli, Psicoterapeuta

Dottoressa Trivelli in un articolo di qualche mese fa abbiamo parlato del bisogno di sicurezza, di esplorazione, e regolazione dello stato emotivo e affettivo nel bambino.https://ilblogdiadri.altervista.org/2018/06/piccoli-esploratori-crescono-bisogni-emotivi-fondamentali-dei-bambini-ne-parliamo-la-dottoressa-trivelli/ 

Può spiegarci questa dualità? Se da una parte il bambino ha  bisogno, fin dalla nascita, di esplorare, conoscere e allontanarsi dai genitori e/o dagli adulti di riferimento, dall’altra è altrettanto forte  l’esigenza di poter tornare alla base sicura, rappresentata dai genitori e/o adulti di riferimento? 

Dottoressa Trivelli – In effetti potremmo considerarlo un andare e tornare costante: il bambino si allontana per esplorare, torna per poter recuperare e fare scorta di energia affettiva ed emotiva,  e ritorna quindi ad esplorare il mondo circostante. . Immaginiamo che il bambino sia un’automobile, è evidente che per muoversi debba necessariamente fare il pieno di benzina, per il bambino   la benzina è rappresentata dall’affetto, la presenza, la vicinanza emotiva del genitore, facendo il pieno di tutta questa “benzina” può.

Cosa intende per “esplorazione”?

Dottoressa Trivelli – L’esplorazione non è limitata al mondo fisico, il bambino deve anche esplorare la relazione con i genitori e con l’altro fuori da sé e per poterlo fare deve allontanarsi dal genitore, per questo deve riempire il suo serbatoio proprio come fanno le automobili prima di un grande viaggio.

Un esempio pratico: spesso i bambini (dai più piccini ai preadolescenti) cercano l’abbraccio della mamma o della maestra, si fanno coccolare e poi si staccano tornando ai loro giochi, continuano le loro esplorazioni, giocano con gli altri, dopo un po’ come se il segnale interno del serbatoio vuoto si accendesse, ritornano dalla figura di riferimento, perché sta terminando la riserva affettiva.

I bambini hanno bisogno di punti di riferimenti affettivi forti da cui partire per andare ad esplorare, ma hanno anche bisogno di poter sviluppare la consapevolezza di poter tornare a fare rifornimento di affetto, tutte le volte in cui ne hanno bisogno.

E come si manifesta questo ritorno, come comprendiamo il bisogno di ricaricarsi del bambino?

Dottoressa Trivelli – Se per un genitore è relativamente più semplice comprendere il bisogno di esplorazione del bambino e sostenerlo, non è altrettanto scontato comprendere la necessità di poter tornare dal genitore per fare rifornimento.

Occorre decodificare il loro linguaggio emotivo perché quando i bambini tornano in cerca di attenzione e di affetto dai genitori, non è che siano sempre allegri, saltellanti quasi sempre sono stanchi, privi di energia, piangono, in pratica quei comportanti che noi etichettiamo tout court come CAPRICCI, senza soffermarci a comprendere il valore del capriccio in sé. Spesso è come se il bambino ci dicesse, mamma, papà, nonna, maestra, tata, “sto finendo la benzina”, ho bisogno di tornare da te, per ricaricarmi un po’ e poi torno ad esplorare. Ma è ovvio che questo ritorno del bambino non è programmato, è casuale, lui non bada a quello che stiamo o non stiamo facendo, quindi può capitare che mentre prepariamo cuciniamo una pietanza che va necessariamente seguita perché altrimenti brucia, ecco che il nostro bimbo ci richiede la nostra totale attenzione. Non possiamo lasciar bruciare la cena e gli diciamo con dolcezza di aspettare qualche minuto…  ed ecco che parte la reazione: il pianto, l’agitarsi, il nervosismo, a volte le urla.

Il famoso capriccio che a noi sembra insensato, ecco è proprio questo comportamento che i genitori devono decodificare, anche se non è facile: il bambino sta esprimendo un suo bisogno fondamentale, per poter crescere e sviluppare la consapevolezza di poter tornare a far rifornimento che è alla base di una personalità forte e sicura.

L’affetto di chi si prende cura del bambino, che è presente al momento in cui si allontana per esplorare e perdura nel momento in cui torna per ricaricarsi, aiuta il bambino a gestire l’ansia e a sviluppare sia la fiducia in sé stesso, sia la fiducia e la sicurezza del rapporto con l’altro.

I due bisogni fondamentali del bambino sono il bisogno di sicurezza e la necessità di protezione, entrambi contribuiscono a dare al bambino un’immagine di sé come degna d’amore e a sviluppare sia l’immagine dell’altro come persona di cui fidarsi e a cui rivolgersi in caso di necessità, sia l’immagine del mondo come un luogo benevolo e non come un luogo minaccioso di cui avere paura.

Questo è un aspetto molto importante perché potersi rivolgersi a qualcuno in un momento di difficoltà è uno dei mandati fondamentale di tutti i mammiferi, essere umano compreso.

Cosa possono fare i genitori ? In pratica come possono dare appoggio e sostegno al bisogno di esplorazione e all’esigenza  di tornare alla base per fare rifornimento di coccole, affetto e vicinanza emotiva?

Dottoressa Trivelli –  Prima di tutto bisogna appoggiare il desiderio di esplorazione del bambino senza sentirsi (e mostrarsi) preoccupati, ansiosi, o feriti per il suo bisogno di allontanarsi da noi ed esplorare l’ambiente circonstante. L’esplorazione deve essere consentita a distanza o anche in presenza senza intervenire e senza sostituirsi troppo al bambino nei momenti di difficoltà.

Il bambino così si sente libero ma in uno spazio protetto e sicuro

I bambini hanno bisogno di sentirsi ammirati, di sentirsi amati per quello che sono e non perché sono capaci di fare qualcosa. L’ammirazione veicola l’accettazione e il sentirsi accettati permette al bambino di esprimere sé stesso, le sue emozioni, e le sue opinioni e questo è fondamentale per sviluppare una buona autostima. Hanno bisogno di sentirsi apprezzati, è necessario che gli adulti di riferimento riconoscano le competenze e il valore del bambino, senza che ci sia giudizio e/o valutazione.

Quando un bambino esplora può anche vivere momenti di difficoltà, è compito dell’adulto di riferimento fargli comprendere che è in grado di farcela da solo, ma che in caso di necessità ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutarlo

Vorrei ribadire un concetto: è importante che il bambino ci senta presenti nel momento in cui la sua esplorazione evolve, quando cerca di fare qualcosa che magari qualche mese prima non riusciva a fare, ma è altrettanto importante che non ci si sostituisca al bambino per evitargli la frustrazione del fallimento, perché questo restituisce al bambino un’idea sbagliata su sé stesso e sul mondo.

L’adulto quindi rappresenta sia la base sicura dal quale partire ad esplorare, sia il porto sicuro in cui rientrare dove poter trovare nuovamente vicinanza fisica ed emotiva, perché è questa la “benzina” di cui i bambini hanno bisogno.

E in che momenti i bambini hanno bisogno di ritrovare il loro porto sicuro?

Dottoressa Trivelli – Quando si sentono stanchi, spaventati, a disagio, quando non comprendono l’emozione che stanno vivendo.

Quando sono spaventati hanno bisogno di protezione fisica, ma anche emotiva, è importante per il bambino avere l’assoluta certezza che i genitori siano pronti a proteggerli quando ne hanno bisogno per evitare di sviluppare la paura anche quando sono al sicuro.

In altri momenti hanno anche bisogno di essere consolati, coccolati, essere accolti, rassicurati rispetto a qualcosa che per loro è fonte di preoccupazione, di angoscia, di non comprensibile, le cause possono essere sciocchezze per noi adulti, ma per loro rappresentano  drammi interiori dai quali non riescono ad uscire.

Quindi il compito degli adulti di riferimento non è solo quello di sorvegliare, proteggere fisicamente ed emotivamente ma è anche quello di consolare, il bambino piccolo non ha l’energia e le capacità sufficienti per potersi consolare da solo. Più lo si consola da piccolissimo durante i suoi pianti, maggiore sarà in futuro la sua capacità di autoconsolarsi.

Sia quando esplorano sia quando tornano nel loro porto sicuro per fare il rifornimento, hanno bisogno di sentirsi ammirati, se questo è più facile farlo nel momento in cui sono in esplorazione (ad esempio quando muovono i primi passi, quando riescono a fare una torre con le costruzioni per la prima volta), è molto più difficile ammirare e accogliere un bambino che sta esprimendo paura, rabbia, frustrazione o paura.

Come possiamo manifestare tutto questo?

Dottoressa Trivelli – Attraverso gesti di tenerezza, comunicando loro l’affetto, dire “ti voglio bene” anche in momenti turbolenti non vuol dire viziarlo, significa invece “per te ci sono”.

La metafora della base sicura è un concetto espresso negli anni ’80 da John Bowlby  che è ormai alla base del mio lavoro terapeutico, sia con i bambini che con gli adulti, perché spesso gli adulti riportano delle grandi ferite rispetto ai bisogni di attaccamento, a questo concetto si è aggiunto un altro quello della pentola d’oro di Baron-Cohen.

La pentola d’oro?

Dottoressa Trivelli – Sì, proprio una pentola d’oro!

Immaginiamo che i genitori e gli adulti significativi per il bambino, gli consegnino una pentola d’oro interiore piena di emozioni buone, di amore, di cure, questa pentola colma è il serbatoio dal quale il bambino, il ragazzo e l’adulto futuro, trarrà la forza per affrontare le sfide, la capacità di riprendersi dalle avversità della vita e anche la capacità di poter mostrare le proprie emozioni e gioire insieme agli altri.

La pentola d’oro d’interiore è alla base di una buona e forte personalità, così colma di affetto ed emozioni positive è il regalo più grande che un genitore possa fare al proprio figlio, molto più importante di mille regali materiali. 

 

 

 

Le immagini sono prese dal web

 

 

 

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